Nel 1834 William Whewell, professore a Cambridge, scrisse un articolo in omaggio a Mary Somerville, una studiosa scozzese i cui libri eruditi hanno riunito i campi precedentemente disparati della matematica, dell’astronomia, della geologia, della chimica e della fisica in modo così chiaro che i testi divennero la spina dorsale del primo programma di scienze dell’Università di Cambridge. Whewell chiamò Somerville scientist, scienziato, in parte perché man of science, uomo di scienza, sembrava fuori luogo per una donna; più significativamente perché il lavoro della Somerville era interdisciplinare. Lei non era una semplice astronoma, fisica o chimica, ma una pensatrice visionaria che aveva articolato le connessioni tra i vari rami d’indagine. Secondo Kathryn Neeley, biografa della Somerville, Whewell aveva coniato la parola scienziato non solo per disporre di un termine neutro di genere neutro. Whewell desiderava una parola che celebrasse attivamente «la peculiare illuminazione della mente femminile»: la capacità di sintetizzare campi separati in una singola disciplina.
Renée Bergland, Maria Mitchell and the Sexing of Science: An Astronomer Among the American Romantics, Beacon Press (2008), traduzione L.V. Grazie a Maria Popova, Brain Pickings (26/12/16). Nell’immagine (Wikipedia), Thomas Phillips, Mary Fairfax, Mrs William Somerville, 1780 – 1872, Scottish National Gallery, Edinburgh.