Radical Chic

800px-TomWolfe02_(cropped)[Tom Wolf] aveva uno sguardo spietato e un debole per individuare le tendenze e poi dare loro dei nomi, alcuni dei quali – “Radical Chic” e “Me Decade” – sono diventati espressioni idiomatiche [non solo] americane.

Deirdre Carmody e William Grimes, Tom Wolfe, 88, ‘New Journalist’ With Electric Style and Acid Pen, Dies, The New York Times (15/5/2018), traduzione L.V. Nella foto (Wikimedia) Tom Wolfe.

 

 

Insieme stringere

sherrington_office_photoNel 1897 il neurofisiologo britannico Charles Sherrington chiamò le giunzioni “sinapsi”, dalle parole greche syn, che significa “insieme”, e haptein, che significa “stringere”. Sherrington aveva anche scritto che probabilmente l’apprendimento ha luogo nelle sinapsi.

Moheb Costandi, Neuroplasticity, MIT Press (2016), traduzione L.V. Nella foto (U.S National Library of Medicine, via Nobelprize.org) Charles Sherrington.

 

Donne sane quelle

lauril55– Non possiamo lasciare una scatola piantata per cinque secondi al centro del video di milioni di telespettatori. Serve un gesto misurato, una carezza lungo uno spigolo, dieci centimetri, non di più, un cenno di confidenza, basta.
Mima con le sue dita giallastre per il fumo il movimento. Una, due, tre, dieci volte. Il regista ripete, la modella ripete. Il gioco dello specchio.
Ignazio pensa, mai ha visto sua madre accarezzare una scatola di detersivo e neanche la signora delle pulizie. Donne sane quelle, mica pazze.

Corpus vacui, anomimo manoscritto inedito (1992). Nella foto (viene da qui) una vecchia pubblicità di un detersivo..

 

Un gramo territorio

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64-NA-193Ciò che “collega” due che fanno lo stesso lavoro è un gramo territorio, e questo può portare al malanimo. La storia è piena di polli sbatacchiati e litigiosi. Oppure, riconosciuta la reciproca miseria, germoglia la solidarietà sulle radici dell’impotenza. Una rosa con le spine tra quattro sassi su una terraccia arida.

Corpus vacui, anomimo manoscritto inedito (1992). Nella foto (Wikipedia) un pionieristico open space del 1937.

La casa natale di Gagarin

800px-Kremlin_Wall_Necropolis_08Che dice, Denis, che all’inizio degli anni sessanta, quando Gagarin stava per tornare alla base che ormai era certo che la missione era stata una missione riuscita, da Mosca era partita una squadra di operai stacanovisti diretti a Gžatsk, villaggio natale di Gagarin nei dintorni di Smolensk che adesso non si chiama più Gžatsk si chiama Gagarin, era partita questa squadra di stacanovisti nel giro di tre giorni aveva tirato su La casa natale di Gagarin.
Che dopo Gžatsk, dice Denis, era questo villaggio di case tutte piccole in legno tranne una casa enorme in mattoni con intorno un giardino bellissimodi betulle in fiore la casa natale di Jurij Gagarin.

Paolo Nori, Pancetta, Feltrinelli (2004). Nella foto (Wikipedia) la lapide della tomba di Jurij Gagarin a Mosca sul muro del Cremlino.

Un po’ più alto di me

9788807016561_quartaLe case di Chruščëv avevano soffitti molto bassi, ci ha detto Al’bin, in confronto alle case di Stalin, allo stile impero, che noi abbiam sempre chiamato stile vampiro, e c’è questa leggenda che quando Chruščëv accettò il progetto delle chruščëvki guardò e disse Il soffitto va bene così, un po’ più alto di me.

Paolo Nori, Pancetta, Feltrinelli (2004)