Nasce la cassetta degli attrezzi

Olduvai_stone_chopping_tool_at_British_MuseumMolti animali, a cominciare dai gorilla, usano oggetti; ma quello che ci contraddistingue è il fatto che noi costruiamo strumenti prima di averne bisogno e, una volta che li abbiamo usati, li conserviamo per usarli ancora. In un certo senso, da questa pietra arrivata fin qui dalla gola di Olduvai nasca la cassetta degli attrezzi.

Neil MacGregor, La storia del mondo in 100 oggetti, traduzione di Marco Sartori, Adelphi (2010). La foto della pietra della gola di Olduvai, conservata al British Museum di Londra, viene da Wikipedia.

Ha la faccia bianca e le gambe pelose

Dolly_face_closeupBracken: Fu [un parto] assolutamente normale. Senza complicazioni. Era un agnello molto vitale. Si mise in piedi rapidamente, probabilmente entro la prima mezz’ora, il che è davvero una buona indicazione che le cose sono normali.

Ritchie: Quando ho visto quella faccia bianca ho cominciato a saltare da tutte le parti.

Scott: Karen [Walker] in quel momento era via per un matrimonio.

Walker: Avevo lasciato il numero di fax dell’albergo. Vorrei aver conservato quel fax. C’era scritto: «Ha la faccia bianca e le gambe pelose».

Scott: Chissà che cos’hanno pensato quelli dell’albergo. Devono aver pensato: «Che strano bambino!».

Ewen Callaway, Dolly at 20: The inside story on the world’s most famous sheep, Nature (29/6/16), traduzione L.V. La foto di Dolly viene da Wikipedia.

Il furto del tempo della notte

arkwright-s-cotton-mills-by-night 2Una delle prime rappresentazioni artistiche del furto del tempo della notte è quella di Joseph Right […]. In questo notturno il pittore riporta in una notte che preannuncia tempesta tra nuvole tenebrose, rischiarata solo dalla luce di una pallida luna, il cotonificio di Arkwright […]. Questa fabbrica di mattoni ha una caratteristica che comunica l’avvento dell’era industriale: le sue numerose finestre sono illuminate, segnale che anche di notte il lavoro nel cotonificio va avanti.

Lamberto Maffei, Elogio della ribellione, Il Mulino (2016). Nella foto, J. Right, Notturno (1783), Derbyshire Museum, Derby.

Il giorno in cui abbiamo fatto Dolly

Dolly_face_closeupBill Ritchie: Il giorno in cui abbiamo fatto Dolly, io dovevo fare l’enucleazione, e [Karen Walker] la fusione. Era il nostro modo normale di lavorare.

Karen Walker: Il giorno in cui abbiamo fatto Dolly io ho fatto la fusione. Bill e io scherziamo che lui è la mamma e io sono il papà, perché essenzialmente io ho mimato quello che avrebbe fatto lo spermatozoo.

Ewen Callaway, Dolly at 20: The inside story on the world’s most famous sheep, Nature (29/6/16), traduzione L.V. La foto di Dolly viene da Wikipedia.

Forbicione

Arturo_Toscanini_al_pianoforteToscanini è un tipo un po’ spartano, nei sentimenti e nei modi. Critica sé, critica gli altri, critica ogni cosa. Ha un giudizio tagliente per tutti sicché, negli anni del Conservatorio a Parma, lo chiamavano Forbicione (forbsòn).

Mauro Orletti, Il teatro, Wagner, gli abissi mistici e la porchetta, in Almanacco 2016 – Esplorazioni sulla via Emilia, a cura di Ermanno Cavazzoni, Quodlibet (2016). La foto di Arturo Toscanini viene da Wikimedia.

Quelle buffe code

AntistatremmarQualcosa di simile è avvenuto in Francia con un tessuto di fibre sintetiche. Si era notato che a contatto del corpo umano esso dava luogo a scintille dovute a elettricità statica (come del resto hanno sempre fatto la lana e la seta); subito apparvero manifesti in cui un uomo vestito di «sintetico» ballonzolava felice su un fascio di fili lampeggianti: l’elettricità statica «faceva bene». Poi qualcuno ha varato la (altrettanto assurda) teoria che il mal d’auto fosse provocato proprio dall’accumulo sul veicolo dell’elettricità statica provocata dall’attrito dei copertoni sull’asfalto, e sono nate quelle buffe code che ancora si vedono appese ad alcuni paraurti. Le cariche statiche erano diventate cattive, e dovevano essere scaricate a terra. La credulità umana non ha limiti; o meglio, non ha limiti la fiducia dei pubblicitari nella credulità umana.

Primo Levi, Bionda ossigenata, in Il fabbricante di specchi, Editrice La Stampa (2007). La foto dell’auto con le «buffe code» viene da Wikipedia.

Ovviamente Feynman è ebreo…

Richard_Feynman_NobelPrinceton aveva un altro problema con Feynman. […] «Una domanda sorge sempre, in particolare per le persone interessate alla fisica teorica», aveva scritto Smyth. «Feynman è ebreo? Non abbiamo regole precise contro gli ebrei, ma nel dipartimento dobbiamo tenere la loro proporzione relativamente bassa per la difficoltà di trovargli poi un lavoro».
A marzo non era ancora arrivata alcuna risposta [da Princeton] e Slater era preoccupato al punto da scrivere di nuovamente a Smyth una lettera collegiale: «Caro Harry… è certamente il miglior studente che abbiamo avuto in molti anni… eccellente sia come allievo sia per la personalità…». La lettera di presentazione era formale e convenzionale, ma in un P.S. scritto a mano che non appariva sulle copie a carbone Slater era andato al punto: «Ovviamente Feynman è ebreo…». Voleva rassicurare Smyth che c’erano delle circostanze attenuanti: «… in paragone a Kanner e Eisenbud è una persona di gran lunga più attraente. Non stiamo cercando di liberarci di lui, e se fosse per me sarei felice che non gli offrissi nulla. Ma è lui che ha deciso di venire a Princeton. Ti garantisco che se verrà ti piacerà».
Morse aveva anche riferito che «la fisionomia e i modi di Feynman non mostrano alcuna traccia di tali caratteristiche e quindi non credo che la questione rappresenterà per lui un grande handicap».

James Gleick, Genius – Richard Feynman and modern physics, Little, Brown & Co. (1992), traduzione L.V.