L’état, c’est moi

Ci sono pochi precedenti che un civile possa diventare, in modo così granulare, l’arbitro di una guerra tra nazioni, o del livello di dipendenza che gli Stati Uniti hanno oggi da Elon Musk in ambiti molto vari, dal futuro dell’energia e dei trasporti all’esplorazione dello spazio. SpaceX è attualmente l’unico mezzo con cui la NASA trasporta gli equipaggi dal suolo americano nello spazio, una situazione che persisterà almeno per un altro anno. Il piano del governo di spingere l’industria automobilistica verso le auto elettriche richiede un più ampio accesso alle stazioni di ricarica lungo le autostrade americane. Ma questo dipende dalle azioni di un’altra impresa di Musk, la Tesla. La casa automobilistica ha talmente disseminato le proprie stazioni di ricarica in tutto il Paese che l’amministrazione Biden ha allentato la spinta iniziale verso uno standard di ricarica universale non gradito a Musk. Le sue stazioni hanno diritto a ricevere sussidi per miliardi di dollari, a condizione che la Tesla le renda compatibili con gli altri standard di ricarica.
Negli ultimi vent’anni, in un contesto di infrastrutture fatiscenti e di calo di fiducia nelle istituzioni, Musk ha cercato opportunità di business in aree cruciali dove, dopo decenni di privatizzazioni, lo Stato è ormai in ritirata. Il governo oggi fa affidamento su di lui, ma fatica a rispondere alla sua propensione al rischio, alle sue pressioni psicologiche calcolate per cercare di ottenere risultati vantaggiosi e alla sua imprevedibilità. Alcuni ex funzionari o funzionari attualmente in servizio presso la NASA, il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento dei Trasporti, la Federal Aviation Administration e l’Occupational Safety and Health Administration mi hanno detto che l’influenza di Musk è diventata inevitabile nel loro lavoro, e molti hanno affermato di trattarlo come una sorta di funzionario non eletto. Un portavoce del Pentagono ha detto che stava tenendo Musk informato sulle mie domande sul suo ruolo nella guerra in Ucraina e che su tale questione mi avrebbe concesso un’intervista con un funzionario soltanto dopo avere ottenuto il permesso di Musk. “Ti parleremo se Elon lo vorrà”, mi ha detto. In un’intervista per un podcast, lo scorso anno, a Musk era stato chiesto se avesse più influenza del governo americano. Aveva risposto immediatamente: “In un certo senso”. Reid Hoffman mi ha detto che l’atteggiamento di Musk è “come quello di Luigi XIV: ‘L’état, c’est moi’”.

Ronan Farrow, Elon Musk’s Shadow Rule, The New Yorker (28/8/2023), traduzione L.V.

Seguendo le nervature naturali

Linneo aveva cercato di organizzare la natura in base alle sue suddivisioni fondamentali e intrinseche: seguendo le nervature naturali, come nella famosa formulazione di Platone. In realtà, nella maggior parte dei casi aveva imposto al mondo naturale categorie artificiali che facevano comodo agli scienziati. Per esempio, il suo uso di stami e pistilli per classificare le piante da fiore era straordinariamente pratico: di fronte a una pianta sconosciuta, per determinarne l’ordine, la classe e il genere un collega botanico poteva limitarsi a esaminare quelle parti. Ma questo sistema era anche del tutto arbitrario, in quanto trascurava ogni altra parte delle piante, incluse quelle che avrebbero potuto essere più salienti per comprenderne il posto nell’ordine naturale delle cose.
Questa non è una valutazione a posteriori. Lo stesso Linneo era pienamente consapevole dei limiti del suo metodo di classificazione. Realizzare un sistema completamente in accordo con la natura era, aveva scritto, “il primo e ultimo desiderio dei botanici”. Ma quanto più se ne osservava l’abbondanza e tanto più ardua diventava quella prospettiva, quindi, per il momento “i sistemi artificiali erano assolutamente necessari”.

Kathryn Schulz, How Carl Linnaeus Set Out to Label All of Life, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, National Portrait Gallery of Sweden) Alexander Roslin, Carl von Linné (1775).

Da un venerabile albero di tiglio

Il futuro padre della tassonomia moderna era nato a Råshult, un villaggio nel sud della Svezia, nel 1707. Suo padre si chiamava originariamente Nils Ingemarsson, perché era figlio di un uomo di nome Ingemar e la maggior parte degli svedesi usava un patronimico. Quando Nils era andato all’università per studiare teologia gli era stato chiesto di scegliere un nuovo cognome. L’ispirazione per la scelta gli venne da un venerabile albero di tiglio che si trovava nei luoghi in cui era cresciuto: un lin, come era conosciuto nel dialetto locale. Rinato dunque come Nils Linnaeus, fu ordinato sacerdote nella chiesa luterana, si sposò ed ebbe un figlio, Carl. Così l’uomo che avrebbe dato nomi alle specie, da una specie ebbe il nome suo.

Kathryn Schulz, How Carl Linnaeus Set Out to Label All of Life, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una foglia di tiglio.

Quando uno di noi morirà

Una sintesi sempre attuale di quella patologia, il bisogno di nascondere la morte, sta per Jacquelin Rose “nella battuta che Freud aveva riportato in Considerazioni attuali sulla guerra e la morte. Marito e moglie sono seduti insieme a parlare del loro futuro. E il marito dice: ‘Quando uno di noi morirà, io mi trasferirò a Parigi’”.

Parul Sehgal, How the Writer and Critic Jacqueline Rose Puts the World on the Couch, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto la copertina del libro di Sigmund Freud, “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte(Edizioni Studio Tesi, 2023).

È tuttora prospero

Per il Tyrannosaurus rex, come per Elvis e Gesù, il fatto di essere estremamente morto non si è rivelato un ostacolo alla continua fama. Visto l’ultima volta circa sessantasei milioni di anni fa, prima che un asteroide spazzasse via tre quarti delle forme di vita sulla Terra, è tuttora prospero grazie soprattutto a Michael Crichton, Steven Spielberg e ai bambini delle scuole elementari di tutto il mondo. Nella mia esperienza questi bambini non solo sono capaci di snocciolare i dati fisici del dinosauro – quattro metri e mezzo di altezza, dodici di lunghezza, oltre cinque tonnellate di peso – ma con zelo possono correggere qualsiasi informazione errata forniscano i loro decani paleontologicamente superati. La cosa però più sorprendente è che tutti quei bambini attorno ai dieci anni di età, insieme a praticamente tutti gli altri abitanti umani del pianeta, conoscono il il nome scientifico proprio della creatura, T. rex.

Kathryn Schulz, How Carl Linnaeus Set Out to Label All of Life, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto uno scheletro di Tyrannosaurus rex esposto al Museo nazionale di storia naturale di New York.

La morte era tornata in soffitta

Jacqueline Rose ha chiesto del divano su cui era morto Freud. Dove era finito?
“È di sopra”, il direttore del Freud Museum ha rassicurato Rose. “È solo che è qualcosa che non ci fa piacere mostrare troppo. Riteniamo che forse non sia parte della storia della creazione dello studio di Freud, con tutti gli arredi portati da Vienna. Quel che voglio dire è che quel divano era stato acquistato appositamente a Londra perché lui ci potesse morire sopra”.
In “The Plague” Rose cita un’osservazione di Walter Benjamin, dal suo saggio del 1936 “Il narratore”. Secondo Benjamin “un tempo non c’era nessuna casa né stanza in cui almeno una volta qualcuno non vi fosse morto ”. Proprio come Benjamin, anche Rose guarda con sospetto gli sforzi di rimozione di ogni manifestazione del morire. “In una pandemia la morte non può essere esiliata ai margini dell’esistenza”, scrive Rose. Ma anche qui, al Museo Freud, la morte era tornata in soffitta. Il divano non c’era più, e nessuno è stato in grado di dirci dove fosse finito il telaio di Anna Freud.

Parul Sehgal, How the Writer and Critic Jacqueline Rose Puts the World on the Couch, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (University of London) Jacqueline Rose.

Perché polvere tu sei

Sulla superficie del pianeta gli esseri umani spostano circa dieci volte più terra e rocce rispetto a tutti i processi geologici messi insieme: i terremoti, le frane, i fiumi e il vento. La proporzione è impressionante se si considera che quei processi geologici hanno scavato fenditure come il Grand Canyon. Ovviamente tutte queste movimentazioni del suolo le facciamo con noncuranza. Le civiltà tendono a formarsi in valli fluviali dove i terreni fertili possono sostenere un’abbondanza che può sembrare un dono divino. Il nome Adamo deriva dalla parola ebraica che significa terra o suolo. Perché polvere tu sei. Man mano che le popolazioni prosperano e si espandono, le fattorie iniziano ad abbarbicarsi su per i pendii delle colline. La conseguenza è l’erosione. I rendimenti dei raccolti crollano e si diffondono le carestie. Il collasso di una civiltà tende a coincidere con il crollo della produttività del suolo.

Zach Helfand, When Trucks Fly, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una macchina che movimenta la terra a Hudson in Ohio.

Un gruppo di porcospini in una fredda giornata d’inverno

Mi sono ricordata che Freud teneva sulla scrivania la statuina di un porcospino. Gli piaceva la parabola di Schopenhauer su un gruppo di porcospini in una fredda giornata d’inverno. Quando si rannicchiavano l’uno contro l’altro, venivano punti dagli altrui aculei e allora si allontanavano; infreddoliti, cercavano di nuovo di accoccolarsi e stare vicini.

Parul Sehgal, How the Writer and Critic Jacqueline Rose Puts the World on the Couch, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Freud Museum London) la statua di porcospino che Sigmund Freud teneva sulla scrivania.

Se i magazzinieri di Amazon non possono permettersi un alloggio

Leah Hunt-Hendrix argomenta la sua teoria del cambiamento in un libro che ha scritto con Astra Taylor dal titolo “Solidarity: The Past, Present, and Future of a World-Changing Idea”, in uscita il prossimo anno da Pantheon Books. (Il libro avrebbe dovuto essere pubblicato quest’anno da Verso Books, ma poi, a seguito di un contenzioso tra il sindacato della Verso e la direzione, Taylor e Hunt-Hendrix hanno deciso di ritirarlo, come segno di solidarietà con i lavoratori). Il libro ripercorre la storia del concetto di solidarietà a partire da Aristotele, passando per i “solidaristi” francesi del XIX secolo, Rosa Luxemburg e lo stato sociale americano. Nel capitolo su “Il problema della beneficenza” le autrici sostengono che le attività filantropiche contemporanee sono l’equivalente del distribuire cerotti senza tentare di risolvere prima di tutto le cause all’origine delle ferite. “Se i magazzinieri di Amazon non possono permettersi un alloggio”, mi ha detto Hunt-Hendrix, “la risposta non può essere semplicemente ‘Costruiamo più rifugi per i senzatetto'”. I personaggi moralmente equivoci citati nel capitolo comprendono mecenati “noblesse oblige” come John D. Rockefeller e Andrew Carnegie, descritti come “affetti da manie di protagonismo” e “Giani bifronte”, e Bill Gates, che “detiene una quantità sconcertante di potere”.

Andrew Marantz, What Should You Do with an Oil Fortune?, The New Yorker (14/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Philanthropy Women) Leah Hunt-Hendrix.