Anch’io

La scultrice Vera Muchina – sua è la gigantesca statua della kolchoziana e dell’operaio che nel 1937 conquistò Parigi troneggiando sul padiglione sovietico dell’Esposizione universale – ebbe una vita tormentata, con alterne vicende tra la polvere e gli altari (ben cinque premi Stalin). Il marito medico, inventore di un famigerato preparato ricostituente, passò dall’essere dottore del Cremlino alla diffamazione come ciarlatano. Al cimitero Novodevičij sulla lapide tombale del consorte sono scolpite le parole: “Ho fatto tutto il possibile per le persone”. Accanto, sulla pietra sepolcrale della scultrice (morta nel 1953), il poscritto voluto da un’allieva: “Anch’io”. E non una parola di più sul loro percorso spinoso.

Gian Piero Piretto, L’ultimo spettacolo – I funerali sovietici che hanno fatto storia, Cortina (2023). Nella foto (Wikipedia) la statua della kolchoziana e dell’operaio di Vera Muchina (Parigi, 1937).

Se voi star sano

Se voi star sano, osser[v]a questa norma:
non mangiar sanza voglia e cena leve,
mastica bene e quel che in te riceve
sia ben cotto e di semplice forma.
Chi medicina piglia, mal s’informa.
Guarti dall’ira e foggi l’aria grieve;
su diritto sta, quando da mensa leve;
di mezzogiorno fa che tu non do[r]ma.
El vin sia temperato, poco e spesso,
non for di pasto né a stommaco voto.
Non aspettar né indugiar il cesso.
Se fai esercizio, sia di picciol moto.
Col ventre resuppino e col capo depresso
non star, e sta coperto ben di notte.
El capo ti posa e tien la mente lieta.
Fuggi lussuria e attienti alla dieta.

Leonardo da Vinci, Codice Atlantico (p. 213 v. 1515), grazie a Marco Vacchetti. Nella foto (Wikipedia, Torino, Biblioteca Reale) Leonardo da Vinci, Autoritratto (circa 1517-18).

È complicato

I beduini in Israele sono una comunità nomade che risiede in gran parte nel deserto israeliano del Negev e fanno parte della minoranza araba israeliana – il 21% del Paese – diffusa nelle città e nei villaggi. Ci sono circa 320.000 beduini in Israele, di cui circa 200.000 vivono in comunità riconosciute dal governo e circa 120.000 in baraccopoli non riconosciute. Molti beduini hanno prestato servizio nell’esercito israeliano, spesso come localizzatori, grazie alla loro profonda conoscenza della geografia dell’area, derivante da generazioni di nomadismo nel deserto.
Ebbene, si è scoperto che alcuni beduini israeliani che vivevano vicino alle comunità di confine devastate da Hamas, o vi lavoravano, hanno contribuito a salvare ebrei israeliani. Alcuni beduini sono stati rapiti da Hamas insieme agli ebrei, mentre altri sono stati assassinati da Hamas perché il gruppo terroristico ha considerato come “ebrei” meritevoli di essere uccisi chiunque vivesse o lavorasse nei kibbutz israeliani e parlasse ebraico.
E si trova che, dopo il 7 ottobre, alcuni di quei beduini che hanno salvato ebrei israeliani hanno ricevuto sguardi ostili e insulti silenziosi da parte di altri ebrei israeliani, che automaticamente presumevano che fossero simpatizzanti di Hamas.
E per tutto questo tempo le vittime sia ebree sia beduine di Hamas sono state curate insieme, negli ospedali israeliani dove quasi la metà di tutti i nuovi medici sono ora arabi o drusi israeliani, così come lo sono il 24% circa degli infermieri e il 50% dei farmacisti.
Sì, un arabo beduino israeliano può salvare un ebreo israeliano al confine con Gaza la mattina, essere discriminato dagli ebrei per le strade di Beersheba nel pomeriggio e andare fiero del fatto che sua figlia – una dottoressa formatasi in una facoltà di medicina israeliana – sia rimasta sveglia tutta la notte a prendersi cura di pazienti ebrei e arabi all’ospedale Hadassah.
È complicato.

Thomas L. Friedman, The Rescuers, The New York Times (22/11/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, World Economic Forum) Thomas Friedman.

Finestra, no

Tosi va da Morandi: “Fui ricevuto dalle due sorelle; ricordo un cortile, mobili dell’Ottocento, tanti tavoli con i suoi vasi, le sue rose, i suoi bicchieri, pareti chiare, una Bologna rosa”. Morandi gli dice di non essere mai stato a teatro in vita sua (“Non so cosa sia il teatro, non ho mai visto aprirsi un sipario”): “Era un uomo di infinita modestia, meraviglioso, un grande artista. Avevo portato i miei bozzetti e glieli mostrai, spiegandogli che, contro il parere di Luchino, volevo togliere la finestra e fare il cielo dello stesso colore del suolo. Fu d’accordo con me: ‘Finestra, no’, disse. Gli chiesi di scriverlo di propria mano sul bozzetto e lui lo fece, aggiungendo: ‘Il cielo sempre dello stesso colore del suolo’. Visconti accettò le correzioni di Morandi e da allora in poi si fidò dei miei giudizi, perché capì che in quel caso avevo avuto ragione”.

Su Piero Tosi e Giorgio Morandi in nota di Giovanni Agosti in Giovanni Testori, Luchino, a cura di Giovanni Agosti, Feltrinelli (2022). Nella foto (Wikipedia) lo studio bolognese di Giorgio Morandi fotografato da Paolo Monti.

Questa relazione simbiotica non esiste più

Nel corso di gran parte della storia del mondo occidentale i più ricchi sono stati visti, nelle loro comunità, come una presenza potenzialmente sfavorevole. Per tentare di placare questo sentimento hanno usato le proprie ricchezze per sostenere le loro società in tempi di crisi come pestilenze, carestie o guerre.
Questa relazione simbiotica non esiste più. I ricchi di oggi, la cui prosperità si è in gran parte preservata durante la Grande Recessione e la pandemia di Covid-19, si sono opposti a riforme volte a toccare le loro risorse per finanziare politiche di mitigazione di ogni tipo.
Si tratta di uno sviluppo storico eccezionale. Contribuire a pagare il conto delle grandi crisi è stata per lungo tempo la principale funzione sociale attribuita ai ricchi dalla cultura occidentale. In passato, quando i più ricchi sono stati percepiti come insensibili alla difficile situazione delle masse, e soprattutto quando sembravano trarre profitto da tali situazioni (o c’era semplicemente il sospetto che lo facessero), le società sono diventate instabili: ci sono stati scontri, aperte rivolte e violenze contro i ricchi. Poiché la storia ha la spiacevole caratteristica di ripetersi, faremmo bene a considerare gli sviluppi recenti, inclusa l’incapacità dei legislatori di aumentare le tasse per i più ricchi, in una prospettiva a lungo termine.

Guido Alfani, What Happens When the Super Rich Are This Selfish? (It Isn’t Pretty.), The New York Times (19/11/2023), traduzione L.V. Nella foto (Università Bocconi) il professor Guido Alfani.

Impossibile cominciare la vita senza essere prevenuto

Sono venuto al mondo nel giorno dei defunti per una coincidenza che rimarrà sempre scandalosa, in ritardo di ventiquattro ore forse sulla festività dei Santi. Impossibile cominciare la vita senza essere prevenuto. Non mi si accusi mai, in ogni modo, di mal volere. Quella data mi si è attaccata per la vita come un cattivo indizio. Novembre è un mese a basso regime nella Padana. Nelle strade che son canali di nebbia da coltello si può essere investiti da un volgare ciclista senza onore. Le ferrovie camminano cieche a tastoni sparando petardi. Lo spazio fra terra e cielo si arresta a un limite di nebbia plumbea che par che non si debba più smuovere da lì. Ci si dimentica di cercare il cielo e la vita dell’animale terreno si orienta verso la terra. È allora che i porci sguinzagliati fiutano il tartufo nelle terre grasse e umide a filo dei torrenti sotto i boschi immobili e il vento ha sempre odore d’acqua piovana.

Luchino Visconti, citato in una nota di Giovanni Agosti in Giovanni Testori, Luchino, a cura di Giovanni Agosti, Feltrinelli (2022). Nella foto (Wikipedia) Luchino Visconti sul set di Anna Bolena al Teatro alla Scala (1957).

Adorava Shakespeare, Čechov e Verdi

La predilezione di Visconti per Verdi, di cui allestisce sei opere (ma La Traviata tre volte, il Don Carlo e Il trovatore due, con allestimenti e letture sceniche diverse), è ben nota […]; il regista, già nel 1960, aveva dichiarato che avrebbe voluto che sulla sua tomba fosse scritto: “Adorava Shakespeare, Čechov e Verdi” […].

Nota di Giovanni Agosti in Giovanni Testori, Luchino, a cura di Giovanni Agosti, Feltrinelli (2022)

Nella mestizia della notte

Ecco: fra poco, appena le folgoranti distruzioni del crepuscolo si saranno sciolte nella bruma e nella mestizia della notte, se resti lì, già solo, già scontroso, già preda, benché bambino, di nostra madre e amante la malinconia; se resti lì, dico, sulla darsena della cernobbiesca Villa Erba, vedrai la catena lucente della funicolare scendere e salire su per le rampe boscose di Brunate.

Giovanni Testori, Luchino, a cura di Giovanni Agosti, Feltrinelli (2022). Nella foto (Wikipedia) Villa Erba a Cernobbio.

Basta la cattiva volontà

Doudna e colleghi non erano gli unici a essere preoccupati. In un documento di sintesi del 2015, intitolato senza mezzi termini “Non modificare la linea germinale umana”, un altro gruppo di scienziati ha sostenuto che la controversia sull’editing di embrioni umani metterebbe in pericolo le prospettive dell’editing somatico, che potrebbe salvare la vita di milioni di persone già nate e sofferenti.
Sarebbe facile, hanno aggiunto, utilizzare l’editing sul materiale genetico ereditario per creare “modifiche non terapeutiche”. Fyodor Urnov, che era tra gli autori, ha detto: “Ecco tre scenari di possibili usi di cui dovremmo avere molta paura. Paura numero uno: la trasformazione dei militari in armi improprie. Sappiamo come creare un essere umano che riesce a correre con quattro ore di sonno: posso dirvi quale mutazione effettuare. Paura numero due: sappiamo quale gene modificare per ridurre la sensazione del dolore. Se fossi a capo di una nazione canaglia, che desidera progettare una prossima generazione di soldati delle forze speciali quasi incapaci di provare dolore, saprei esattamente cosa fare. È tutto pubblicato. Paura numero tre: agire sulla forza fisica. Non è necessario un laboratorio particolarmente attrezzato. Basta la cattiva volontà.

Dana Goodyear, Dangerous Designs, The New Yorker (11/9/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Fyodor Urnov.