La scultrice Vera Muchina – sua è la gigantesca statua della kolchoziana e dell’operaio che nel 1937 conquistò Parigi troneggiando sul padiglione sovietico dell’Esposizione universale – ebbe una vita tormentata, con alterne vicende tra la polvere e gli altari (ben cinque premi Stalin). Il marito medico, inventore di un famigerato preparato ricostituente, passò dall’essere dottore del Cremlino alla diffamazione come ciarlatano. Al cimitero Novodevičij sulla lapide tombale del consorte sono scolpite le parole: “Ho fatto tutto il possibile per le persone”. Accanto, sulla pietra sepolcrale della scultrice (morta nel 1953), il poscritto voluto da un’allieva: “Anch’io”. E non una parola di più sul loro percorso spinoso.
Gian Piero Piretto, L’ultimo spettacolo – I funerali sovietici che hanno fatto storia, Cortina (2023). Nella foto (Wikipedia) la statua della kolchoziana e dell’operaio di Vera Muchina (Parigi, 1937).