Ideali per le rapide annotazioni dei piloti

Marcel-bich-corso-re-umberto

Al civico 60 di corso Re Umberto a Torino una lapide ricorda la casa dove nacque colui che «semplificò la quotidianità della scrittura». Il signore in questione è Marcel Bich, nato nella città piemontese nel 1914 e in seguito trasferitosi con la famiglia in Francia. Qui, nel secondo dopoguerra, acquisto e perfezionò il brevetto dell’inventore ungherese Bíró, sulla base del quale avviò la produzione industriale di quella che sarebbe diventata probabilmente lo strumento di scrittura più comune e diffuso nel mondo: la penna Bic. Laszló Jozsef Bíró ideò infatti la penna che porta il suo nome e che garantiva maggiore autonomia della penna stilografica, e soprattutto non dipendeva da frequenti operazioni di ricarica. La penna di Bíró trovò subito un acquirente nella Royal Air Force britannica. Le penne a inchiostro erano infatti inadatte per il volo perché spandevano facilmente, mentre le nuove penne a sfera – denominate dalla Raf Eterpen -erano ideali per le rapide annotazioni dei piloti. L’inventore ungherese non fu però in grado di raggiungere mercati più ampi, cosa che invece riuscì a Bich, grazie anche alle migliorie apportate tra le quali quella dell’involucro trasparente che consentiva di controllare in qualsiasi momento la quantità residua di inchiostro.

Piero Martin, Le 7 misure del mondo, Laterza (2021). Nella foto la targa in memoria della nascita di Marcel Bich (1914-1994), in corso Re Umberto 60 a Torino.

Li avevano battezzati “angeli”

I meteorologi sanno da tempo che tramite radar è possibile rilevare segni di vita animale. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, gli scienziati britannici che si occupavano di radar e i tecnici della Royal Air Force si chiedevano perplessi a che cosa corrispondessero alcune tracce e motivi misteriosi che apparivano sui loro schermi. Sapevano che non erano aerei. Li avevano battezzati “angeli”, prima di arrivare infine alla conclusione che si trattava di stormi di uccelli in movimento.

Helen Macdonald, Vesper Flights, Jonathan Cape (2020), traduzione L.V.

Carote

Durante la Seconda guerra mondiale il Ministero britaCarrotDiversityLgnnico dell’aeronautica sparse la voce che una dieta a base di carote avrebbe aiutato i piloti a vedere i bombardieri nazisti che attaccavano di notte. Era una bugia destinata a coprire la sostanza alla base del successo della Royal Air Force: l’Airborne Interception Radar, noto anche come AI. Il nuovo sistema segreto individuava i bombardieri nemici ancora prima che raggiungessero il Canale della Manica.
I Servizi segreti britannici non volevano che i tedeschi scoprissero la nuova, superiore tecnologia che stava aiutando a proteggere la nazione, così per l’improvviso aumento di bombardieri abbattuti inventarono una storia dall’aria plausibile.
Ha funzionato? […]
«Non ho alcuna prova che ci abbiano creduto, a parte il fatto che l’uso delle carote per migliorare la salute degli occhi era ben radicata nella psiche tedesca. Si ritiene che almeno alcuni ci siano cascati» ha scritto Stolarczyk […]. «In base a racconti apocrifi i tedeschi incominciarono a nutrire i propri piloti con le carote: evidentemente pensavano che in quella voce ci fosse qualche verità».

Ed Yong, The Myth About Carrots and Vision Started to Foil Nazis, The Atlantic (13/11/15), traduzione L.V., immagine Wikipedia.