Dall’italiano riavvolgere

La parola “ravioli” deriva probabilmente dall’italiano riavvolgere ed è apparsa per la prima volta nella documentazione scritta nel XIII secolo, quando Salimbene de Adam, un frate francescano di Parma noto per le cronache dei suoi viaggi golosi in Francia e in Italia, menziona il consumo di “raviolos sine crosta de pasta” – in questo caso il bocconcino di cibo senza il “solito involucro di pasta” durante una festa di Santa Chiara.

Dawn Davies, What Is Italy’s Most Prized Stuffed Pasta?, The New York Times (13/5/2024). Nella foto (Wikipedia) ravioli fatti a mano.

Fatte con sughi misteriosi

Calamari perfetti, al dente, come è la loro natura, per cui al primo momento, nel mangiarli, ti danno gratuitamente – il bakshih [la mancia] – il gusto di ottimi rigatoni, anche per la leggerissima salsa di pomodoro in cui sono cucinati e le erbe, e ricordi di paste mangiate nel passato, incluse le prime paste al sugo mangiate da me in pensioni a Milano, fatte con sughi misteriosi di resti di cibo e mischiate a roba di ieri, riscaldate, saltate, e in cui si trovavano intere piante di salvia, credo.

Saul Steinberg, Lettere a Aldo Buzzi 1945-1999 a cura del destinatario, Adelphi (2002)

Immensi piatti di spaghetti

Alberto_Sordi_-_scena_degli_spaghetti_-_Un_americano_a_Roma_(1954)Nel 1957 era ancora possibile presentare dei malviventi in una luce affettuosa, dice Scarpelli, e raccontare le loro gesta in un tono divertito. Era, in fondo, una metafora dell’Italia di allora, sulla soglia della «civiltà moderna» ma con una gran fame arretrata da smaltire, le pezze e gli stracci smessi da poco. È straordinario quanta parte abbia avuto la fame nel cinema comico italiano di quegli anni, non mancava mai una scena con sfilatini enormi, immensi piatti di spaghetti, e l’eroe che si giocava il posto, l’avvenire, o rinunciava a una procacissima bionda, per una zuppiera di pasta e fagioli, una pizza dal diametro monumentale.

Fruttero & Lucentini, Il cretino, Mondadori (2012). Nella foto (Wikipedia) Alberto Sordi in “Un americano a Roma” diretto da Steno (1954).