La sopravvivenza del più amichevole

Brian Hare, a cui a dispetto del cognome piace essere conosciuto come un cinofilo, suggerisce che i cani si siano evoluti da branchi di lupi che cercavano cibo tra i rifiuti lasciati dagli esseri umani. Quelli che avevano maggiori probabilità di sopravvivere erano, sempre secondo Hare, gli animali che avevano meno paura del contatto con i membri della nostra specie e che si sono via via trovati a proprio agio in presenza di esseri umani. Nelle parole di Hare, si è trattato della “sopravvivenza del più amichevole”.

Michael C. Corballis, The Wandering Mind, The University of Chicago Press (2015), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, PopTech) Brain Hare.

Se si fosse travestito da giovane tenia

Giona sarebbe davvero potuto sopravvivere tre giorni nelle viscere di una balena? Nella mascella inferiore i capodogli hanno da 40 a 50 denti, che generalmente non raggiungono però l’apice della mascella superiore. Ingoiano altre grandi prede intere, come squali e pesci, quindi è del tutto possibile che Giona ce l’avrebbe fatta a raggiungere l’intestino. Piuttosto, la sfida maggiore per la sua sopravvivenza sarebbe stata l’attraversamento delle quattro camere dello stomaco della balena, con scarso ossigeno ed essendo immerso negli enzimi digestivi. I cestodi riescono nell’impresa entrando nella balena come minuscole larve che non crescono finché non fuoriescono dallo stomaco. Le larve producono proteine che inibiscono gli enzimi digestivi e bloccano la risposta immunitaria locale dell’ospite, oppure si rinchiudono in piccole bolle simili a cisti. Altri cestodi mimano il rivestimento mucoso dell’intestino della balena, in modo che l’ospite riconosca la larva della tenia come un pezzettino in più di se stesso, anziché come un intruso. Tutto sommato, Giona se la sarebbe meglio cavata se si fosse travestito da giovane tenia.

Scott Lyell Gardner, Judy Diamond, and Gabor R. Rácz, Parasites: The Inside Story, Princeton University Press (2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una scultura di Giona nella balena usata nelle processioni del venerdì santo in Baviera.

Sopravvivere ai propri parassiti

A volte gli ospiti trovano modi ingegnosi per sopravvivere ai propri parassiti. Nelle lumache alcune specie di trematodi possono inibire lo sviluppo degli organi riproduttivi, castrando funzionalmente gli animali infetti. Una specie di lumaca, la Biomphalaria glabrata, compensa accelerando la riproduzione con un’improvvisa scarica di uova prima che il trematode Schistosoma mansoni possa fare i suoi danni.

Scott Lyell Gardner, Judy Diamond, and Gabor R. Rácz, Parasites: The Inside Story, Princeton University Press (2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) alcune antiche conchiglie di Biomphalaria glabrata conservate al Rijksmuseum van Natuurlijke Historie a Leiden in Olanda.

Possono vivere finché è vivo il loro ospite

In uno dei passaggi più fantasiosi, gli autori immaginano l’infezione di una balena attraverso gli occhi di Giona, che, secondo la Bibbia ebraica, sarebbe stato inghiottito da un “pesce grosso”, nei secoli interpretato come una balena. L’esperienza sarebbe stata tutt’altro che solitaria, a quanto pare: “Le prime creature incontrate da Giona nell’intestino della balena sarebbero state decine di migliaia di vermi nematodi relativamente piccoli. In seguito potrebbe essersi imbattuto nella tenia lunga 30 metri, nota come Tetragonoporus calyptocephalus”. Il punto è, ovviamente, il fatto che è impossibile immaginare che un essere umano possa sopravvivere in tali condizioni. Le tenie, che a differenza nostra hanno bisogno di pochissimo ossigeno, sono perfettamente adattate alla loro nicchia ecologica. Giona ha avuto la fortuna di essere sputato fuori dopo tre giorni, mentre qualsiasi tenia avrebbe potuto trascorrere tranquillamente tutta la propria esistenza all’interno della balena. In effetti, notano gli autori, le tenie non hanno limiti interni alla durata della vita: possono vivere finché è vivo il loro ospite.

Jerome Groopman, In Praise of Parasites?, The New Yorker (12/12/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Giona e la balena nella chiesa di Hvidbjerg, vicino a Struer, in Danimarca.

Essere eletto papa

Una sorprendente conclusione medica può essere tratta dalla lunga lista di 305 papi e antipapi che hanno onorato la storia cattolica romana fino ai giorni nostri. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni dall’elezione è di appena il 54 per cento e uno su cinque non è sopravvissuto nemmeno al primo anno. Essere eletto papa porta quindi con sé una prognosi piuttosto cupa, anche se alcuni, quando hanno assunto la carica più alta, erano così vecchi, che non stupisce che non l’abbiano mantenuta a lungo.

Arnold Van de Laar, Under the knife, traduzione in inglese di Andy Brown, John Murray (2018), traduzione in italiano L.V. Nella foto (Wikipedia, Des Moines Art Center, Des Moines, Iowa) Francis Bacon, Study after Velázquez’s Portrait of Pope Innocent X (1953).

Potete crederci?

Per Putin l’indipendenza dell’Ucraina è stata in definitiva un fatto imperdonabile. La sua “denazificazione” ha avuto come conseguenza la “degiudaizzazione” di una città dalle profonde radici ebraiche.
“Mio nonno ha lasciato Norimberga per la Palestina per sopravvivere ai nazisti”, ha detto il rabbino Avraham Wolff. “Ora porto i bambini ebrei in Germania per salvarli dalla Russia! Potete crederci?”.
All’epoca ventiduenne, il rabbino Wolff arrivò a Odessa da Israele all’inizio degli anni Novanta per far rivivere l’ebraismo in un’Ucraina post-sovietica e indipendente. In qualità di rabbino capo della città e dell’Ucraina meridionale, ha supervisionato la costruzione di asili, scuole, orfanotrofi e di un’università ebraici, fino a quando, quest’anno, il suo lavoro ha iniziato a disfarsi.
Negli ultimi cinque mesi sono partiti più di 20.000 ebrei, almeno metà della comunità, molti per la Germania, l’Austria, la Romania e la Moldova. Il Museo dell’Olocausto è chiuso. Il Museo Ebraico è chiuso. Degli autobus hanno trasportato 120 bambini da un orfanotrofio a un hotel di Berlino, insieme a 180 madri e bambini i cui mariti e padri erano andati al fronte. Le donne e i bambini sono assistiti direttamente dal rabbino Wolff.
Il rabbino è furente. Negli ultimi tre decenni, per gli ebrei Odessa è stato il posto migliore in cui vivere dopo Israele. Poi arriva il signor Putin e dice che vuole liberarci dai nazisti! E inizia a distruggere ciò che abbiamo realizzato! Per favore, signor Putin, non ci liberi, ci lasci vivere!

Roger Cohen, Odesa Is Defiant. It’s Also Putin’s Ultimate Target, The New York Times (19/8/22), traduzione L.V. Nella foto (Ukranian Jewish Encounters) il rabbino capo di Odessa Avraham Wolff.

Sono un’ottimista che si preoccupa molto

Madeleine Albright non è certamente l’unica a preoccuparsi del futuro delle democrazie liberali. L’ansia è sentita più acutamente da una donna, nata ai tempi di Mussolini, Hitler e Stalin, che ha raggiunto le vette della diplomazia internazionale quando la libertà sembrava in ascesa e che da allora ha assistito al crollo di tante speranze. Alla fine della nostra conversazione non sono sicuro che lei pensi che la democrazia abbia la capacità di recuperare per sopravvivere a questo periodo di dure prove.
“Mi chiede se sono ottimista o pessimista”, risponde. “Sono un’ottimista che si preoccupa molto”.

Andrew Rawnsley, Madeleine Albright: ‘The things that are happening are genuinely, seriously bad’, The Guardian (8/7/2018), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Madeleine Albright.

Fulmini così capricciosi

La cosa che fa apparire i fulmini “così capricciosi”, secondo la descrizione di Timothy J. Jorgensen, è che alcune persone vengono uccise da pochi ampere, mentre altre sopravvivono a colpi diretti. Il motivo è un fenomeno chiamato “flashover”, per cui la corrente elettrica scorre sulla superficie corporea evitando in gran parte gli organi interni. Il flashover si verifica quando la superficie del corpo è più conduttiva rispetto all’interno, per esempio quando la pelle è ricoperta di sudore. Il percorso che intraprende la corrente è cruciale. In uno studio danese sulle morti per folgorazione i ricercatori hanno osservato che la corrente è passata attraverso il cuore delle vittime nel 78 per cento dei casi. Inoltre gli anatomopatologi non hanno riscontrato alcun cambiamento osservabile negli organi interni nell’81 per cento delle vittime. In altre parole la morte non era avvenuta perché qualche tessuto fosse stato distrutto, ma perché la corrente aveva interferito con la normale funzione elettrica delle cellule cardiache, del tessuto nodale e dei tratti di conduzione del cuore.

Jerome Groopman, Understanding the Body Electric, The New Yorker (6/12/2021), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un fulmine.

Guarì e sopravvisse

Tre Luigi di Francia scompaiono in pochi anni dal palcoscenico del mondo. Con leggero anticipo sul Re Sole. Nell’aprile del 1711 il Gran Delfino Luigi, in età di 50 anni. Suo figlio Luigi, duca di Borgogna, non ne ha per anco raccattato l’eredità che un insanabile morbillo gli rapisce la non bella moglie, nuora del Gran Delfino, la gentile e un po’ sventata Adelaide di Savoia, di cui Voltaire ha tessuto così cavallerescamente le lodi. Dalla moglie il contagio si estende al marito, ai figli. Luigi duca di Borgogna, nipote del Re Sole, e il suo primogenito Luigi duca di Bretagna, bimbo di sette anni, inseguono Adelaide nella tomba di famiglia, alla distanza di pochi giorni l’un dall’altro, nell’aprile del 1712. «Tout est mort ici,» scriveva madama di Maintenon a un’amica, ansiosa di notizie. Con che si vede, manzonianamente, come i più fondati disegni dei re possono essere smontati dal morbillo della Divina Provvidenza.
Il secondogenito del duca di Borgogna e quarto Luigi (dopo il Re Sole) era in culla ammalato: guarì e sopravvisse. Toccò a lui, sicché, di maturare a Luigi decimoquinto.

Carlo Emilio Gadda, I Luigi di Francia, Adelphi (2021). Nella foto (Wikipedia, Museo del Prado) Pierre Gobert, Il giovane Luigi XV (1714).