La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Spionaggio a scopo di lucro

Il campo dell’intelligenza artificiale, fondato negli anni Cinquanta, ha inizialmente tentato di setacciare i dati al fine di identificare le regole con cui gli esseri umani ragionano. L’approccio si è però scontrato contro un muro, in un momento noto come “collo di bottiglia dell’acquisizione della conoscenza”. La svolta è arrivata con i progressi nella potenza di calcolo e con l’idea di utilizzare i vasti archivi di dati che per decenni si erano accumulati nel mondo sia governativo sia industriale, al fine di insegnare alle macchine a insegnare a se stesse come rilevare pattern o andamenti: macchine e apprendimento. “Le spie hanno aperto la strada alla memorizzazione e conservazione di dati su larga scala”, scrivono Chris Wiggins e Matthew L. Jones, ma “a partire dai dati dei sistemi di prenotazione delle compagnie aeree negli anni Sessanta, l’industria ha iniziato ad accumulare dati sui propri clienti con un’accelerazione crescente”, raccogliendo di tutto, dalle transazioni con carte di credito ai noleggi d’auto ai prestiti e alle restituzioni di libri registrati dalle biblioteche. Nel 1962 John Tukey, un matematico dei Bell Labs, aveva esortato a sviluppare un nuovo approccio, che aveva denominato “analisi dei dati”, l’antenato dell’odierna “scienza dei dati”. Le origini sono dunque nel lavoro di intelligence e nella spinta ad anticipare i sovietici. Che cosa hanno prodotto in seguito? Che Netflix possa prevedere che cosa volete guardare, che Google sappia quali siti offrirvi: questi miracoli sono il risultato di strumenti sviluppati dalle spie durante la Guerra Fredda. Il commercio nel ventunesimo secolo è spionaggio a scopo di lucro.

Jill Lepore, The data delusion, The New Yorker (27/3/2023), traduzione L.V. Nella foto (Harvard University) Jill Lepore. Nella foto (Wikipedia) John Tukey.

Quando suo figlio aveva aveva 11 anni

La madre di Daniel Kaminsky ha raccontato che quando suo figlio aveva aveva 11 anni, lei aveva ricevuto una telefonata arrabbiata da qualcuno che si era identificato come amministratore di una rete degli Stati Uniti occidentali. L’amministratore le aveva detto che da casa sua qualcuno “stava giocando in posti in cui sarebbe stato meglio non fare scherzi”.
All’insaputa di sua madre, Daniel stava esaminando i siti web militari. L’amministratore aveva giurato che lo avrebbe “punito” bloccando l’accesso a Internet della famiglia. Al che la signora Maurer aveva avvertito l’amministratore che, se avesse messo in pratica la sua minaccia, lei avrebbe pubblicato un annuncio sul San Francisco Chronicle in cui avrebbe denunciato il livello di sicurezza del Pentagono.
In un’intervista lunedì, la signora Maurer ha ricordato di aver detto all’amministratore: “Pubblicherò un annuncio che dirà: ‘La sicurezza della vostra rete è così penosa che perfino un undicenne può violarla”.

Nicole Perlroth, Daniel Kaminsky, Internet Security Savior, Dies at 42, The New York Times (27/4/2021), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Daniel Kaminsky.