La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Facendo magicamente scomparire gli utili

A proposito di industrie farmaceutiche: il sistema sanitario statunitense, a differenza dei servizi sanitari di altri Paesi, non è configurato per contrattare i prezzi più bassi con le aziende. In effetti, prima che l’amministrazione Biden approvasse la legge per la riduzione dell’inflazione, perfino a Medicare era espressamente vietato negoziare sui prezzi dei farmaci. Di conseguenza, per le aziende farmaceutiche il mercato statunitense è stato a lungo la vacca più grassa da mungere. Mediamente il prezzo dei farmaci soggetti a ricetta medica è oltre due volte e mezzo più caro – oltre 2 volte e mezzo – rispetto a quello degli altri Paesi.
Curiosamente, però, le aziende farmaceutiche non riportano quasi nessun utile per le vendite negli Stati Uniti. Brad Setser ha prodotto in proposito un grafico sorprendente, in cui ha confrontato i ricavi e i profitti di sei importanti aziende farmaceutiche per il 2022.
Come Setser ha notato, il 2022 è stato un anno eccezionalmente redditizio per queste società, ma l’andamento – grandi ricavi nel mercato statunitense, con utili dichiarati molto bassi – è stato costante nel tempo.
Come riescono i giganti farmaceutici a ottenere questi risultati? Principalmente cedendo brevetti e altre forme di proprietà intellettuale a filiali estere situate in territori a bassa tassazione. Le loro sedi negli Stati Uniti pagano ingenti commissioni a tali filiali estere per l’uso della proprietà intellettuale, facendo magicamente scomparire gli utili da qui e facendoli riapparire da qualche altra parte, dove sono in gran parte non tassati.

Paul Krugman, Wonking Out: Attack of the Pharma Phantoms, The New York Times (12/5/2023), traduzione L.V. Nell’immagine (Brad Setser) i ricavi e gli utili dichiarati da sei aziende farmaceutiche negli Stati Uniti e all’estero.

La morte di ogni citazione spontanea

È già da molto tempo che le redazioni si sono, ovviamente, ridotte fino a quasi scomparire, a causa dei cambiamenti economici e della rivoluzione digitale.
In questo momento sto cercando la prova della loro esistenza in un’inquietante nave fantasma. Di tanto in tanto sento dei giornalisti che al telefono stanno adulando o incitando una fonte riluttante, ma anche questo avviene in sordina perché molti dei giornalisti più giovani preferiscono comunicare con le fonti tramite email o messaggi di testo.
“Un problema di questo approccio”, ha detto Jane Mayer del New Yorker, che aveva iniziato con me a The Star, “è che se intervisti le persone per iscritto, hanno il tempo di considerare e modificare le loro risposte alle tue domande, il che significa la morte di ogni citazione spontanea, inaspettata, sconsiderata e divertente”.

Maureen Dowd, Requiem for the Newsroom, The New York Times (29/4/2023). Nella foto (Wikipedia, Larry Moore) Jane Meyer.

Un miliardo di persone potrebbe essere in movimento

Una delle tante ingiustizie che aggravano i cambiamenti climatici è che i costi più alti saranno sostenuti da coloro che hanno contribuito meno al problema. Diverse nazioni insulari poco elevate, tra cui Tuvalu e Kiribati, sono destinate semplicemente a scomparire. In Bangladesh ogni giorno arrivano nella capitale Dhaka circa duemila persone, molte spinte dalle tempeste o dall’innalzamento del livello del mare che hanno reso difficile la vita nei villaggi. In Pakistan, la scorsa estate, le inondazioni causate da piogge monsoniche sovraccariche hanno ucciso un migliaio di persone e ne hanno costrette altre seicentomila in campi di accoglienza.
Nel 2016 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati stimava che, a livello globale, 21 milioni di persone sarebbero state mediamente sfollate ogni anno a causa di eventi meteorologici. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite ha previsto che entro il 2050 un miliardo di persone potrebbe essere in movimento. Nei prossimi decenni “enormi masse di popolazione dovranno cercare nuove case”, ha scritto Gaia Vince, una giornalista britannica. E voi o “sarete tra questi, o tra quelli che li accoglieranno”.

Elizabeth Kolbert, Climate change from A to Z, The New Yorker (28/11/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wondering Gaia) Gaia Vince.

Guarire e curare

Ferite, fratture, infezioni con pus e operazioni lasciano cicatrici, mentre malattie come il raffreddore, la diarrea e l’emicrania possono scomparire senza lasciare traccia. Questa differenza è illustrata da due parole diverse per “stare meglio”: si usa “guarire” – nel senso di “rendere completa” la guarigione – in riferimento a operazioni, ferite, contusioni e fratture, mentre “curare” – nel senso di ristabilire la salute – si usa per le malattie.

Arnold Van de Laar, Under the knife, traduzione in inglese di Andy Brown, John Murray (2018)

Eppure non scompaiono

Per decenni la ricerca ha scoperto che gli uffici open space sono dannosi per le aziende, dannosi per i lavoratori, dannosi per la salute e dannosi per il morale. Eppure non scompaiono. Gli esseri umani, se vogliono prosperare, hanno bisogno di un po’ di privacy: dei muri e una porta. Eppure i datori di lavoro, decennio dopo decennio, trascurano di dare ai lavoratori ciò di cui hanno bisogno e rifiutano di fare ciò che è nel loro stesso interesse.

David Brooks, The Immortal Awfulness of Open Plan Workplaces, The New York Times (8/9/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un ufficio nel 1937.

Guarì e sopravvisse

Tre Luigi di Francia scompaiono in pochi anni dal palcoscenico del mondo. Con leggero anticipo sul Re Sole. Nell’aprile del 1711 il Gran Delfino Luigi, in età di 50 anni. Suo figlio Luigi, duca di Borgogna, non ne ha per anco raccattato l’eredità che un insanabile morbillo gli rapisce la non bella moglie, nuora del Gran Delfino, la gentile e un po’ sventata Adelaide di Savoia, di cui Voltaire ha tessuto così cavallerescamente le lodi. Dalla moglie il contagio si estende al marito, ai figli. Luigi duca di Borgogna, nipote del Re Sole, e il suo primogenito Luigi duca di Bretagna, bimbo di sette anni, inseguono Adelaide nella tomba di famiglia, alla distanza di pochi giorni l’un dall’altro, nell’aprile del 1712. «Tout est mort ici,» scriveva madama di Maintenon a un’amica, ansiosa di notizie. Con che si vede, manzonianamente, come i più fondati disegni dei re possono essere smontati dal morbillo della Divina Provvidenza.
Il secondogenito del duca di Borgogna e quarto Luigi (dopo il Re Sole) era in culla ammalato: guarì e sopravvisse. Toccò a lui, sicché, di maturare a Luigi decimoquinto.

Carlo Emilio Gadda, I Luigi di Francia, Adelphi (2021). Nella foto (Wikipedia, Museo del Prado) Pierre Gobert, Il giovane Luigi XV (1714).

Idee zombie e idee scarafaggio

Alcuni anni fa avevo cercato di operare una distinzione. Le idee zombie, ovvero le idee che avrebbero dovuto essere uccise dalle prove, e che invece continuano a trascinarsi e ad arrancare, mangiandosi il cervello delle persone, sono diverse dalle idee scarafaggio, quelle false credenze che a volte scompaiono per un po’ ma poi ritornano sempre.

Paul Krugman, Return of the Monetary Cockroaches, The New York Times (13/5/2021), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Paul Krugman.

Moltitudini persistenti di super-anziani

Altri esperti sostengono che tentare di prolungare la durata della vita, anche in nome della salute, è una ricerca vana e destinata a fallire. La preoccupazione forse più comune è il potenziale per la sovrappopolazione, soprattutto considerando la lunga storia di accaparramento e sperpero di risorse della nostra specie, e le enormi disuguaglianze socio-economiche che già dividono un mondo di quasi otto miliardi. Ci sono ancora decine di Paesi in cui l’aspettativa di vita è inferiore a 65 anni, principalmente a causa di problemi come la fame, la povertà, l’istruzione limitata, la mancanza di potere delle donne, una cattiva sanità pubblica e malattie come la malaria e l’AIDS. È improbabile che questi problemi possano essere risolti da cure innovative e costose per prolungare la vita.
Moltitudini persistenti di super-anziani, aggiungono alcuni esperti, soffocherebbero le nuove generazioni e ostacolerebbero il progresso sociale. “C’è una saggezza nel processo evolutivo che lascia che le vecchie generazioni scompaiano”, ha detto Paul Root Wolpe, direttore del Center for Ethics presso la Emory University, in Georgia, in un dibattito pubblico sull’estensione della vita. “Se la generazione della Prima guerra mondiale e quella della Seconda guerra mondiale e, perché no, quella della Guerra civile fossero ancora in vita, pensiate davvero che avremmo i diritti civili in questo Paese? Il matrimonio gay?”

Ferris Jabr, How Long Can We Live?, The New York Times (28/4/2021), traduzione L.V. Nella foto (Twitter) Ferris Jabr.

La capacità di scomparire in mezzo alla folla

2020_03_16Quando uno viene come me da una piccola cittadina dove tutti ti conoscono, l’anonimato pubblico – la capacità di scomparire in mezzo alla folla – è uno dei grandi piaceri della vita in una metropoli. Ma via via che le città diventano centri di sorveglianza, piene di telecamere che vedono sempre, l’anonimato pubblico potrebbe svanire. La moda può fare qualcosa per limitare il problema?
Durante il mio viaggio avrei potuto indossare una mascherina chirurgica, ufficialmente per motivi di salute; era recente la notizia di un focolaio di polmonite atipica in Cina e sulla linea C della metropolitana avevo visto una donna con una mascherina N95 dalla finitura nera lucida. Successivamente ne ho parlato con Arun Ross, un ricercatore che studia visione artificiale alla Michigan State University, e lui mi ha detto che una mascherina chirurgica da sola potrebbe non bastare a bloccare una quantità sufficiente di pixel del volto in uno scatto digitale, in modo da impedire a un sistema di riconoscimento facciale di fare un abbinamento; alcuni algoritmi sono in grado di ricostruire le parti occluse dei volti delle persone. Mentre il coronavirus si stava diffondendo in Cina, SenseTime, un’azienda cinese di intelligenza artificiale, dichiarava di aver sviluppato un algoritmo che non solo può abbinare un volto con una mascherina chirurgica a quello non occluso di chi lo indossa, ma può anche usare l’imaging termico per rilevare una temperatura elevata e stabilire se la persona sta indossando una mascherina.

John Seabrook, Dressing for the Surveillance Age, The New Yorker (16/3/20), traduzione L.V.