Scrivere richiede una certa cura

Avevo sei anni.
Prendevo in mano un foglio di carta assorbente e accarezzandolo col palmo della mano lo poggiavo dove il pennino aveva lasciato le forme ripetute, umide, leggermente rialzate delle lettere dell’alfabeto.
Quell’operazione di asciugatura era parte di un atto che altrimenti sarebbe rimasto imperfetto, insoddisfacente.
Stavo scoprendo che scrivere richiede una certa cura.

Giovanni Mariotti, Piccoli addii, Adelphi (2020). Nella foto (Wikipedia, Willem van de Poll, Nationaal Archief) Renée, figliastra del fotografo Willem Van der Poll, tampona con la carta assorbente una macchia d’inchiostro nel 1932.

Il solo segno, ma bisogna saperlo

Uccidere manualmente richiede tempo, si ordinano scatole di gas Zyklon. Niente distingueva la camera a gas da un blocco normale. All’interno una finta sala docce accoglieva i nuovi arrivati. Si chiudevano le porte, si osservava. Il solo segno, ma bisogna saperlo, è questo soffitto arato dalle unghie. Perfino il cemento si lacerava.

Alain Resnais, Nuit et brouillard, testo di Jean Cayrol (Francia, 1956). Nella foto (Wikipedia) una camera a gas del campo di concentramento nazista di Majdanek.