La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Si bruciavano fascine

Situata sul promontorio di Capo di Faro, l’attuale costruzione risale alla metà del Cinquecento, ma si hanno notizie della presenza di una torre di guardia già nel XII secolo: originariamente concepita per segnalare l’avvicinamento di navi, soprattutto se sospette, essa assunse in seguito anche la funzione di faro, sulla cui sommità si bruciavano fascine per segnalare l’accesso al porto. Data al 1326 l’installazione della prima lanterna alimentata a olio, la cui luce era convogliata in un fascio per mezzo di cristalli prodotti da vetrai genovesi e veneziani.

Cinquanta superbe parole, a cura di Annarita Bruno e Lilli Ghio, in occasione della mostra Superbarocco – Arte a Genova da Rubens a Magnasco, Scuderie del Quirinale, Roma (22/6/2022). Nell’immagine (Wikipedia) la lanterna di Genova.