Così mi sono legato alle pietre che non ingannano

L’abisso archeologico è certamente buio ma anche perfettamente stabile, sicuro sotto i nostri piedi, perché i morti mai deludono o tradiscono dato che molto già sai di loro – come un profeta all’incontrario – e devi solamente completare dizione, scena, mobilio e costume; insomma i morti sono già dati, devi solo cercarli e se ne hai bisogno rimangono fedeli: non possono abbandonarti o farti del male. Così mi sono legato alle pietre che non ingannano.

Andrea Carandini, L’ultimo della classe, Rizzoli (2021)

Poteva essere un sacerdote ma anche un albero

COP_Best Sellers_GRANDI-Fruttero.inddStudiando l’origine della parola «profano», s’impara per prima cosa che un fanum (stessa radice di «favola», di «fato», di «fata» e di «profeta») era un luogo sacro nel senso di riservato alle profezie, agli oracoli di una divinità. Quanto poi al «fanatico», e cioè al tramite di questi oracoli, poteva essere un sacerdote ma anche un albero (arbor fanatica), giacché un albero colpito dal fulmine restava carico di fatum. E il carmen fanaticum ricordato da Livio non differiva, per questo riguardo, dai libri profetici della Bibbia.
In origine dunque profanus significò «consacrato» e il relativo verbo indicò l’azione del consacrare, del dedicare a un dio. Poi però, per la classica ambivalenza dei termini sacrali, verbo e aggettivo vennero a significare esattamente l’opposto. Profano, già per Cicerone, era ciò che non aveva mai avuto – o non aveva più – carattere sacro; e profanare prese il senso di sconsacrare.

Fruttero & Lucentini, Il cretino, Mondadori (2012)

 

Se un tipo bizzarro non fosse apparso in famiglia

nabokov_butterflyÈ istruttivo pensare che non ci sia una sola persona in questa stanza, o in nessun’altra stanza al mondo, che, in qualche punto ben scelto nello spazio e nel tempo storico, non possa essere condannata a morte, là e allora, qui e ora, da una maggioranza animata dal buon senso comune e da una rabbia moralizzatrice. Il colore della religione, delle cravatte, degli occhi, dei pensieri, delle buone maniere, dei discorsi di ciascuno non possono non incontrare, da qualche parte nel tempo o nello spazio, un’obiezione fatale da parte di una folla che odia quella particolare tonalità. E più brillante e insolito è l’essere umano, più vicino è il rogo. Straniero, stranger, fa sempre rima con pericolo, danger. Il mite profeta, l’incantatore nella sua caverna, l’artista indignato, il piccolo studioso non conformista, condividono tutti lo stesso sacro pericolo. Stando così le cose, benediciamoli, benediciamo i tipi bizzarri; perché nella naturale evoluzione delle cose, la scimmia non sarebbe forse mai diventata un essere umano se un tipo bizzarro non fosse apparso in famiglia.

Vladimir Nabokov, Lectures on Literature, Houghton Mifflin Harcourt (2002), traduzione L.V. Grazie a Maria Popova, Brain Pickings (2/12/18). Nella foto Vladimir Nabokov.