Come si diceva, di una legge simile si parlava da tempo e se ne coglievano i segnali neppure troppo nascosti, ma aveva finito per prevalere nella maggioranza della popolazione una sorta di indifferenza: lui, inteso come Mussolini – era il pensiero accomodante diffuso tra i piú -, non farà come Hitler, il dittatore nazista che nel 1935 aveva fatto varare le leggi di Norimberga per la discriminazione dei cittadini ebrei nati e residenti in Germania, in fondo noi italiani siamo brava gente. Speranza vana, ma soprattutto mal riposta.
No, non eravamo brava gente e già nell’estate del 1938, soltanto pochi mesi prima, in Italia era cominciata la pubblicazione de La difesa della razza, giornale che anticipava ciò che stava per accadere. Proprio dalle pagine di quella rivista, il Manifesto degli scienziati razzisti detta la nuova linea al Paese, una linea gradita al regime e ai suoi alleati tedeschi: «È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. […] La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana».
Ugo Savoia, Dalla parte giusta, Neri Pozza (2023)