Un gruppo chiamato KlimaSeniorinnen

Martedì 9 aprile 2024 la più alta corte europea per i diritti umani ha dichiarato che il governo svizzero ha violato i diritti umani dei propri cittadini, non facendo abbastanza per fermare i cambiamenti climatici. Si tratta di una sentenza storica che, secondo gli esperti, potrebbe dare forza agli attivisti che sperano di utilizzare la legge sui diritti umani per chiedere conto ai governi.
Nel caso, portato avanti da un gruppo chiamato KlimaSeniorinnen, o donne senior per la protezione del clima, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, in Francia, ha dichiarato che la Svizzera non è riuscita a raggiungere il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio e deve agire per porvi rimedio.
Le donne, di età pari o superiore a 64 anni, hanno affermato che la loro salute era a rischio durante le ondate di calore legate al riscaldamento globale. Hanno sostenuto che il governo svizzero, non facendo abbastanza per mitigare il riscaldamento globale, aveva violato i loro diritti.
Si tratta dell’ultima decisione di una più ampia ondata di cause legali legate al clima che mirano a spingere i governi ad agire contro il riscaldamento globale, e anche alcuni tribunali nazionali di diversi Paesi hanno trattato casi simili. Ma gli esperti affermano che si tratta del primo caso in cui un tribunale internazionale ha stabilito che i governi sono legalmente tenuti a raggiungere i propri obiettivi climatici ai sensi delle leggi sui diritti umani.
“È la prima volta che un tribunale internazionale afferma chiaramente che una crisi climatica è una crisi dei diritti umani”, ha affermato Joie Chowdhury, avvocato senior del Center for International Environmental Law, un gruppo internazionale che ha espresso il proprio sostegno al caso delle KlimaSeniorinnen.

Isabella Kwai, Emma Bubola, In Landmark Climate Ruling, European Court Faults Switzerland, The New York Times (9/4/2024), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una manifestazione delle KlimaSeniorinnen nel 2023.

La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.