Questa combinazione di immortalità e replicabilità

Se rimanesse un’attività di ricerca scientifica, un’A.I. mortale potrebbe portarci più vicini a una replica del nostro cervello. Ma Hinton è arrivato a pensare, con rammarico, che l’intelligenza digitale potrebbe essere più potente. Nell’intelligenza analogica, “se il cervello muore, muore anche la conoscenza”, ha detto. Nell’intelligenza digitale, invece, “se un particolare computer muore, le forze delle sue connessioni possono essere utilizzate su qualsiasi altro computer. E anche se dovessero morire tutti i computer, una volta immagazzinate da qualche parte tutte le forze delle connessioni, basterebbe creare un altro computer digitale ed eseguirle. Diecimila reti neurali possono imparare diecimila cose diverse contemporaneamente, e poi condividere ciò che hanno imparato”. Secondo Hinton, questa combinazione di immortalità e replicabilità ci dice che “dovremmo preoccuparci che l’intelligenza digitale prenda il posto dell’intelligenza biologica”.

Joshua Rothman, Why the Godfather of A.I. Fears What He’s Built, The New Yorker (20/11/2023), traduzione L.V. Nel disegno (Wikipedia) un’immagine simbolica dell’intelligenza artificiale.

La gente vive, la gente muore

Israele applicherà le regole di Hama, un’espressione che ho coniato anni fa per descrivere la strategia adottata nel 1982 dal presidente siriano Hafez al-Assad, quando i padri politici di Hamas, i Muslim Brotherhood della Siria, tentarono di rovesciare il regime laico di Assad dando inizio a una ribellione nella città di Hama.
Assad aveva sparato incessantemente per giorni contro i quartieri della Brotherhood ad Hama, senza lasciare uscire nessuno, aveva fatto arrivare i bulldozer e li aveva rasi al suolo come dei parcheggi, uccidendo circa 20.000 persone della sua fazione. Ho camminato su quelle macerie alcune settimane più tardi. Un leader arabo che conosco mi aveva raccontato in privato come, in seguito, Assad avesse laconicamente alzato le spalle quando gli avevano domandato il perché: “La gente vive, la gente muore.”
Benvenuti in Medio Oriente. Questa non è come una disputa sul confine tra la Norvegia e la Svezia o un acceso dibattito nella Harvard Yard. Signore, come vorrei che lo fosse, ma non lo è.
Questa guerra tra Israele e Hamas è parte di un’escalation di follia in corso in questa parte del mondo, che diventa ogni anno sempre più pericolosa via via che le armi diventano più grandi, economiche e letali.

Thomas L. Friedman, Why Israel Is Acting This Way, The New York Times (14/10/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, World Economic Forum) Thomas Friedman.

Il mio splendido, discreto e composto dirimpettaio

Ti ho visto per la prima volta nell’autunno del 1966, eri già una splendida pianta probabilmente di mezza età, con una circonferenza di 3,40 metri alla base. Io ero un ragazzetto di 21 anni, insicuro, bruttino e magro come un chiodo. Da subito mi sei piaciuto, tanto da metterti in primo piano nell’immagine del mio chiosco. Ti ho visto cambiare livrea ogni stagione, dunque centinaia di volte. Ho goduto dell’ombra che mi hai regalato. Ho amato credere che la tua posizione inclinata sopra il chiosco fosse a mo’ di protezione. Sei stato per decenni il mio splendido, discreto e composto dirimpettaio.
Ora la tua circonferenza è di 5,60 metri e la mia età di 78 anni. Entrambi apparteniamo ai mondi dove si nasce, si vive, si muore. Non saremo certo noi a cambiare questa regola. Mi mancherai.

Dorando Giannasi, Lettera di addio al platano, Il Giorno (9/3(2023)

Cominciamo bene in questo mestiere

Un pulmino attendeva in stazione i giornalisti di diverse testate per il trasferimento a Ferrara che, lo ricordiamo, fu città indissolubilmente legata al nome di Abbado – il teatro tra l’altro porta ora il suo nome. Io ero più o meno agli inizi di questo lavoro e conoscevo però di nome tutti gli altri giornalisti perché leggevo spesso i loro articoli. Una cosa mi colpì molto in quel viaggio in cui io, per timidezza, non pronunciai nemmeno una parola. Erano i discorsi intrattenuti dalle altre persone, dagli altri giornalisti. Parlarono per la maggior parte del tempo di un oggetto che era già diffuso ma che non tutti, come chi vi sta parlando, allora possedeva, e cioè il telefono cellulare. Uno di loro spiegava, e questa era la cosa che mi fece sorridere e che mi fa ancora sorridere, che bisogna assolutamente averlo perché se muore qualcuno di importante, come fa il giornale o chi per lui a rintracciarti per farti scrivere il coccodrillo se non hai il cellulare? Se non ce l’hai lo fanno poi scrivere a qualcun altro che è sempre lì pronto a farti le scarpe, e tu rimani fregato. Quindi bisogna averlo, insisteva, e io tra me e me dissi, eh, cominciamo bene in questo mestiere.

Helmut Failoni, Con Claudio Abbado: ricordi, voci, racconti e qualche divagazione sul grande direttore d’orchestra – prima puntata, Suona l’una, Rai Play Sound (4/7/2022). Nella foto (Wikipedia) la sala del teatro comunale di Ferrara “Claudio Abbado”.

Mescolare aceto e bicarbonato

Ogni volta che qualcuno suggerisce di mescolare aceto e bicarbonato per pulire, un chimico muore. Non so esattamente quando sia iniziata questa moda, ma ormai è dilagante. Aprite un qualsiasi gruppo o forum dedicato alla pulizia, cercate dei video per sgorgare lavandini, pulire tappeti o padelle, seguite qualche influencer, leggete i consigli pratici delle riviste dedicate alla casa e dopo un po’ inesorabilmente, tanto è il martellamento, comincerete a sentire migliaia di voci che nella vostra testa sussurrano “contro qualsiasi sporco mescola aceto e bicarbonato”. Peccato che sia non solo inutile, ma a volte anche controproducente.

Dario Bressanini, La scienza delle pulizie, Gribaudo (2022)

Non sapeva perché fosse morto

La voce era per lui sicuramente più importante della storia. Non ha mai prestato attenzione a un elemento costituente del romanzo poliziesco, della storia di detective: la trama. C’è un aneddoto molto famoso, di quando fu girato il film tratto da “Il grande sonno”. Il regista Howard Hawks aveva inviato un telegramma a Chandler, voleva conoscere un particolare, su qualcuno che muore nel romanzo, un autista che non è chiaro perché muoia, perché sia stato ucciso. Chandler gli aveva risposto che non sapeva perché fosse morto…
Cercare di riassumere un romanzo di Chandler è molto molto difficile, proprio perché non gli importava molto della storia, perché in effetti i suoi interessi erano altrove. Tra gli interessi di Chandler c’era la formula del romanzo poliziesco, un argomento di cui aveva scritto con passione. Inoltre era molto interessato al linguaggio e all’arguzia della sua narrazione. Ciò che rende Chandler così unico è il fatto che le sue storie sono così divertenti, sono davvero piene di battute molto divertenti.

A Coat, a Hat and a Gun, BBC Radio 4 (3/2/2011), traduzione L.V. Nella foto (Wikiquote) Humphrey Bogart e Lauren Bacall in “Il grande sonno” di Howard Hawks (1946).

Ehi, ragazzi, non ronfate!

20200211143602_320_cover_altaAd allevatori di bestiame e coltivatori di patate, con le unghie ancora sporche di terra, si chiedeva di recensire opere liriche e balletti. Così andavano le cose all’epoca. Si presentavano intimiditi al Teatro Bol’šoj per assistere al Lago dei cigni di Čajkovskij. «Tratta dell’amore di un principe per una principessa e di un cigno che muore perché lui l’ha tradita. E questo in quattro atti», scrissero, dopo lo spettacolo, sul questionario. «Tra tutte le storie noiose questa è la più noiosa. Non serve proprio a nessuno».
«Tre di noi, eravamo in sette, si addormentavano di continuo. Ogni tanto qualcuno da dietro gli dava una pacca: “Ehi, ragazzi, non ronfate!” E noi? Cosa non abbiamo sofferto!».

Frank Westerman, Ingegneri di anime, traduzione di Franco Paris, Iperborea (2020)