Sperava solo che nessuna delle cuciture della tuta saltasse

Le tute dell’epoca erano rigide e ingombranti, e limitavano fortemente i movimenti degli astronauti. Nel 1967 la divisione industriale di Playtex – un’azienda specializzata nella produzione di corsetti e reggiseni – sfruttò la propria esperienza per creare una tuta spaziale realizzata quasi interamente in tessuto. Fecero indossare il prototipo a uno dei loro dipendenti e poi lo filmarono mentre correva, calciava e lanciava un pallone da football nel campo di una scuola superiore del posto. Si aggiudicarono l’appalto, e diedero alle loro sarte cucitrici di reggiseni un nuovo progetto su cui lavorare. (Queste donne furono ringraziate personalmente dagli astronauti che indossarono le tute da loro realizzate. In un’intervista rilasciata in occasione del cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, Lillie Elliot, che aveva ritagliato i modelli, ha dichiarato che aveva il cuore in gola quando gli astronauti iniziarono a scendere la rampa di scale. Mentre la maggior parte delle persone era intenta a guardare a bocca aperta il «grande balzo» compiuto dal genere umano, Lillie sperava solo che nessuna delle cuciture della tuta saltasse).

Roma Agrawal, Dadi e bulloni, traduzione di Andrea Asioli, Bollati Boringhieri (2023). Nella foto (Wikipedia) una tuta da astronauta cucita dalle sarte della Playtex e usata nella missione Apollo 11.

I capricci del linguaggio umano

Poiché i modelli linguistici di grandi dimensioni sono stati formati in questo modo, uno dei mestieri improvvisamente in voga nel settore tecnologico è quello del “prompt engineer”: qualcuno così preciso con il linguaggio a cui può essere affidato il compito di creare meta-prompt e altre istruzioni per i modelli di intelligenza artificiale. Ma anche quando la programmazione in prosa viene eseguita abilmente, essa presenta evidenti limiti. I capricci del linguaggio umano possono portare a conseguenze indesiderate, come illustrano innumerevoli sitcom e favole della buonanotte. In un certo senso si può dire che programmiamo la società in prosa da migliaia di anni, scrivendo leggi. Eppure abbiamo ancora bisogno di vasti sistemi di tribunali e giurie per interpretare tali istruzioni ogni volta che una situazione è anche leggermente nuova.

Charles Duhigg, The Inside Story of Microsoft’s Partnership with OpenAI, The New Yorker (11/12/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Ohio State University Center for Operational Excellence) Charles Duhigg.

L’immagine di una coppia coraggiosa che lavora umilmente la propria terra

I sorprendenti abiti dei modelli di Grant Wood non erano fatti in casa; li aveva ordinati da Sears, Roebuck & Co. a Chicago. E la finestra gotica che aveva attirato la sua attenzione? Neppure lei era il prodotto di una particolare cultura locale. Eldon esisteva da appena un decennio quando fu installata quella finestra. Anch’essa era stata ordinata per corrispondenza da Sears.
Qualunque fosse la provenienza degli abiti, l’immagine di una coppia coraggiosa che lavora umilmente la propria terra finì per rappresentare l’America rurale. Wood descrisse la coppia come dei “ferròtipi del mio album di famiglia” e, in effetti, i suoi genitori avevano coltivato un terreno in Iowa. Ma quel tipo di agricoltura segnò solo un breve periodo della storia della famiglia Wood. I suoi nonni materni erano albergatori, non agricoltori, e quelli paterni erano stati proprietari di schiavi della Virginia. Quando Wood aveva dieci anni, la sua famiglia lasciò la fattoria per la città di Cedar Rapids, dove Wood decise di diventare gioielliere.

Daniel Immerwahr, Beyond the Myth of Rural America, The New Yorker (16/10/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Art Institute of Chicago) Grant Wood, American Gothic (1930).

Reclutò sua sorella e il suo dentista

Chiedere a un amico di accostare la macchina per esaminare un insolito dettaglio architettonico non è, mi dicono, un modo per farsi benvolere. Ma alcuni di noi non possono farne a meno. Per il pittore Grant Wood, a richiedere una sosta era stata un’incongrua finestra gotica in una casa di legno, peraltro modesta, a Eldon in Iowa. Aveva l’aspetto di un cottage che imitava una cattedrale. Wood aveva cercato di immaginare che tipo di persone “avrebbero potuto vivere in una casa del genere”. Reclutò sua sorella e il suo dentista come modelli e li vestì con abiti vecchio stile. Il risultato fu “American Gothic”, il quadro dipinto da Grant Wood nel 1930 e verosimilmente l’opera d’arte più famosa mai prodotta negli Stati Uniti.

Daniel Immerwahr, Beyond the Myth of Rural America, The New Yorker (16/10/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Art Institute of Chicago) Grant Wood, American Gothic (1930).

La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

E non avrebbero avuto gli airbag

Le aziende statali e il governo russo hanno promesso di sostituire la perdita di produzione con modelli e marchi nazionali. Ma ci sono stati molteplici segnali di regressione. A giugno la AvtoVAZ, che produce la Lada, il marchio nazionale di automobili più noto in Russia, ha annunciato che le nuove auto avrebbero soddisfatto soltanto gli standard sulle emissioni del 1996 e non avrebbero avuto gli airbag sul lato del passeggero.

Valerie Hopkins e Anatoly Kurmanaev, War and Sanctions Threaten to Thrust Russia’s Economy Back in Time, The New York Times (5/12/22), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) la fabbrica di AvtoVAZ a Togliatti nel 2014.