Le tute dell’epoca erano rigide e ingombranti, e limitavano fortemente i movimenti degli astronauti. Nel 1967 la divisione industriale di Playtex – un’azienda specializzata nella produzione di corsetti e reggiseni – sfruttò la propria esperienza per creare una tuta spaziale realizzata quasi interamente in tessuto. Fecero indossare il prototipo a uno dei loro dipendenti e poi lo filmarono mentre correva, calciava e lanciava un pallone da football nel campo di una scuola superiore del posto. Si aggiudicarono l’appalto, e diedero alle loro sarte cucitrici di reggiseni un nuovo progetto su cui lavorare. (Queste donne furono ringraziate personalmente dagli astronauti che indossarono le tute da loro realizzate. In un’intervista rilasciata in occasione del cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, Lillie Elliot, che aveva ritagliato i modelli, ha dichiarato che aveva il cuore in gola quando gli astronauti iniziarono a scendere la rampa di scale. Mentre la maggior parte delle persone era intenta a guardare a bocca aperta il «grande balzo» compiuto dal genere umano, Lillie sperava solo che nessuna delle cuciture della tuta saltasse).
Roma Agrawal, Dadi e bulloni, traduzione di Andrea Asioli, Bollati Boringhieri (2023). Nella foto (Wikipedia) una tuta da astronauta cucita dalle sarte della Playtex e usata nella missione Apollo 11.