Spalancatela

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La noia è una visuale sulle proprietà del tempo che uno tende a ignorare, mettendo possibilmente in pericolo il proprio equilibrio mentale. È una finestra sull’infinitudine del tempo. Una volta aperta questa finestra, non provate a chiuderla; al contrario, spalancatela.

Iosif Brodskij citato da Michael C. Corballis in The Wandering Mind, The University of Chicago Press (2015), traduzione L.V. Nella foto (Stanford University) Iosif Brodskij.

L’arte di separare, pesare e distinguere

Ci sono altri benefici, altri doni che il chimico porge allo scrittore. L’abitudine a penetrare la materia, a volerne sapere la composizione e la struttura, a prevederne le proprietà ed il comportamento, conduce ad un insight, ad un abito mentale di concretezza e di concisione, al desiderio costante di non fermarsi alla superficie delle cose. La chimica è l’arte di separare, pesare e distinguere: sono tre esercizi utili anche a chi si accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia.

Primo Levi, Ex chimico, L’altrui mestiere, Einaudi (1985), letto al Museo della Chimica, Settimo Torinese (12/11/22). Nella foto (primolevi.it, Famiglia Levi) Primo Levi nel Laboratorio di analisi quantitativa dell’Istituto di Chimica, Università di Torino, Febbraio 1940.

La salute è qualcosa di diverso dall’assistenza sanitaria

Eppure, se si osservano i dati che stanno uscendo sempre più da diverse fonti, è chiaro che l’assistenza sanitaria predice una parte molto limitata degli esiti di salute.
La salute stessa, gli esiti – e ciò vale anche per la salute mentale – dipendono molto più da dove le persone vivono, con chi vivono, come vivono, e molto meno da quante visite mediche fanno, quanti farmaci prendono e quante procedure chirurgiche hanno subito. Tutto ciò può contribuire per una percentuale del 10-15%, come molti direbbero. Ma è una discussione davvero interessante, che credo dovremmo avere come nazione, per comprendere che la salute è qualcosa di diverso dall’assistenza sanitaria.

Transcript: Ezra Klein Interviews Thomas Insel, The New York Times (22/7/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, NIMH) Thomas Insel.

Aggiungere qualcosa all’esperienza

Nessuna equazione può tradurre esattamente un evento, quale esso sia. Essa idealizza necessariamente e va al di là dell’esperienza. Il fatto che ciò sia inevitabile deriva dal processo stesso del nostro pensiero, che consiste nell’aggiungere qualcosa all’esperienza e nel formulare un’immagine mentale. La fenomenologia non dovrebbe dunque vantarsi di non superare l’esperienza ma al contrario incitarci a farlo quanto più possibile.

Ludwig Boltzmann citato da citato da Giuseppe Mussardo in L’alfabeto della scienza, Dedalo (2020).

Pur di evitare di mettersi a scrivere

2019-10-14Gli scienziati hanno idee differenti su come acquisiamo la lingua parlata. All’idea che siamo tabulae rasae molti preferiscono l’ipotesi che le nostre abilità verbali abbiano una base evolutiva e biologica. Tutti però concordano sul fatto che impariamo la lingua in gran parte con l’ascolto. Scrivere è certamente un’abilità appresa e non un istinto: semmai, come mi hanno insegnato anni di esperienza professionale, l’istinto è di guardare Twitter, passare l’aspirapolvere, finire le parole crociate del Times o fare qualunque altra cosa pur di evitare di mettersi a scrivere. A differenza della scrittura, il parlare non ha bisogno di un certo numero di bozze prima che “funzioni”. L’incertezza, l’ansia, la paura e la fatica mentale sono tutti stati d’animo presenti alla scrittura; parlare, invece, è facile, spesso piacevole e per lo più automatico e inconsapevole.

John Seabrook, The Next Word, The New Yorker (14/10/2019), traduzione L.V. 

Giacche con tasche larghe e profonde

Primo_LeviHo letto molto perché appartenevo a una famiglia in cui leggere era un vizio innocente e tradizionale, un’abitudine gratificante, una ginnastica mentale, un modo obbligatorio e compulsivo di riempire i vuoti di tempo, e una sorta di fata morgana nella direzione della sapienza. Mio padre aveva sempre in lettura tre libri contemporaneamente; leggeva «stando in casa, andando per via, coricandosi e alzandosi» (Deut. 6.7); si faceva cucire dal sarto giacche con tasche larghe e profonde, che potessero contenere un libro ciascuna.

Primo Levi, Le nostre radici, in I luoghi di Levi tra letteratura e memoria, a cura di Giorgio Brandone e Tiziana Cerrato, Liceo Classico “D’Azeglio” Torino (2008). Nella foto (Wikimedia) Primo Levi.