La fede nel dualismo

Lo psicologo Paul Bloom, nel libro dal titolo Descartes’ Baby, si spinge fino a suggerire che siamo effettivamente nati per essere dei dualisti filosofici, come lo era lo stesso Cartesio, e per credere che la mente sia separata dal corpo. Il dualismo, suggerisce Bloom, è innato.
Questo non vuole ovviamente dire che le nostre menti siano separate dai nostri corpi: è solo che siamo predisposti a crederlo. È davvero difficile convincere la maggior parte delle persone, eccetto noi baldi psicologi e materialisti neuroscienziati, che siamo semplicemente creature di carne e ossa, con processi fisici all’interno delle nostre teste che dettano i nostri pensieri e le nostre azioni. La fede nel dualismo, ossia l’idea che la mente possa sfuggire al corpo e ai vincoli del mondo fisico, è del resto un aspetto del pensiero errante.

Michael C. Corballis, The Wandering Mind, The University of Chicago Press (2015), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, no Fronteiras do Pensamento) Paul Bloom.

È soltanto il ciclo economico

Uno degli argomenti più convincenti di Bobby Duffy è che per molte persone il periodo più formativo non avviene negli anni scolastici, ma una volta che lasciano la scuola ed entrano nel mondo del lavoro. È infatti questo il momento in cui si confrontano con le condizioni e le circostanze economiche e sociali che per la vita sono determinanti. In quel momento fattori come l’etnia, il genere e la ricchezza dei genitori fanno una differenza particolarmente pronunciata per le loro possibilità.
Gli studi hanno regolarmente riportato che le persone non diventano più conservatrici con l’età. Tuttavia, come mostra Duffy, alcune persone trovano che il loro ingresso nell’età adulta è ritardato dalle circostanze economiche. Questa circostanza tende a differenziare le loro risposte alle domande dei sondaggi su cose come le loro aspettative. Alla fine, dice Duffy, tutti recuperano. Ma se si cerca di caratterizzare una generazione su ciò che le persone dicono da giovani, si sta facendo dell’astrologia. Si sta attribuendo alle date di nascita ciò che è piuttosto il risultato del cambiamento delle condizioni.
Prendete ad esempio i “baby boomer”: quando i nati tra il 1946 e il 1952 sono entrati nel mondo del lavoro, l’economia era in crescita. Quando vi sono entrati invece i nati tra il 1953 e il 1964, l’economia era un disastro. I “baby boomer” ci hanno messo più tempo ad avviare le proprie carriere o a comprare una casa e per questo è probabile che persone in quel tipo di situazione emergano dai sondaggi come “materialiste”. Ma non è lo spirito del tempo a renderle così. È soltanto il ciclo economico.

Louis Menand, It’s Time to Stop Talking About “Generations”, The New Yorker (18/10/2021), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una “baby boomer” legge sul giornale la notizia dello sbarco sulla Luna (1969).