Il suono più forte della storia moderna

Molti libri sui rumori menzionano il vulcano indonesiano Krakatoa che, nell’agosto del 1883, emise quello che viene comunemente considerato il suono più forte della storia moderna. L’eruzione fu udibile fino a quasi cinquemila chilometri di distanza. Il capitano di una nave britannica, che si trovava a circa quaranta miglia da lì, aveva scritto: “Le esplosioni sono così violente, che i timpani di oltre metà del mio equipaggio si sono rotti. I miei ultimi pensieri sono per la mia cara moglie. Sono convinto che il Giorno del Giudizio sia arrivato”.

Alex Ross, What Is Noise?, The New Yorker (22-29/4/2024), traduzione L.V. Nella foto (Biblioteche dell’Università di Leida) l’eruzione del vulcano di Krakatoa nel 1883.

Il raggio del cielo

Pare che la più forte fonte di illuminazione sulla Terra non sia un utile faro di un porto, ma il “raggio del cielo” in cima al Luxor Hotel a Las Vegas. Con una potenza pari a quarantadue miliardi di candele, dispiegata ogni notte solo allo scopo di richiamare turisti e giocatori d’azzardo, accidentalmente questa luce eccita e disgrega stormi di uccelli, programmati geneticamente nel corso dell’evoluzione per volare verso una luce intensa. Nel 2019 ha attirato nuvole di cavallette che volavano verso la piramide pseudo-egizia, con tutto l’orrore di un flagello pseudo-egizio. “Ogni sera i meteorologi del Nevada potevano vedere sui loro schermi radar gli sciami che si avvicinavano a Las Vegas”, ha detto Johan Eklöf.

Adam Gopnik, Is Artificial Light Poisoning the Planet?, The New Yorker (27/2/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) il raggio del cielo dietro alla sfinge dell’Hotel Luxor a Las Vegas.

La passione per il collezionismo

Quando incominciai a frequentare la scuola diurna, la mia inclinazione per la storia naturale, e in particolare per il collezionismo, era già ben sviluppata. Cercavo di imparare i nomi delle piante e raccoglievo ogni genere di oggetti, conchiglie, sigilli, bolli, monete e minerali. La passione per il collezionismo, che porta un uomo a diventare un naturalista sistematico, un virtuoso o un avaro, era in me molto forte, ed era chiaramente innata, poiché nessuna delle mie sorelle né mio fratello hanno mai avuto questa propensione.

Charles Darwin, The Autobiography of Charles Darwin 1809-1882, Norton (2005), traduzione L.V.

Se la tartaruga non è soddisfatta

Le tartarughe sono animali grandi e forti; le tartarughe verdi, per esempio, sono lunghe circa un metro e possono pesare anche più di 200 chili. Quando emergono dal mare, cosa che di solito fanno di notte, si issano sulla spiaggia con le pinne anteriori, fino al punto in cui inizia la vegetazione.
Una volta che hanno trovato un sito adatto per costruire il loro nido, iniziano scavando una depressione poco profonda nota come “fossa corporea”. Quindi, con destrezza sorprendente, costruiscono una “camera delle uova” grossolanamente cilindrica (Paolo Luschi la descrive come “un bel pezzo di architettura”), usando le pinne posteriori una alla volta per rimuovere la sabbia. Molto spesso, se la tartaruga non è soddisfatta del risultato, si arrende e torna in mare oppure ricomincia da capo – il che è molto frustrante per lo scienziato che osserva in attesa.

David Barrie, Supernavigators, The Experiment (2019), traduzione L.V. Nella foto (Ana Luque, Research Gate) una camera delle uova di tartaruga.

Il pianoforte era troppo buono per lui

Beethoven, che aveva incontrato Nannette Stein ad Augusta anni prima, nel 1796 le chiese in prestito uno dei suoi pianoforti per un concerto a Presburgo (oggi Bratislava). Scrivendo al marito Andreas Streicher, Beethoven aveva detto scherzando che il pianoforte era troppo “buono” per lui, che voleva avere la “libertà di creare la propria tonalità”. In una lettera successiva, si era lamentato del fatto che il pianoforte era ancora il meno sviluppato di tutti gli strumenti e che suonava troppo come un’arpa.
L’elegante pianoforte Stein, dal tocco leggero e dalla tonalità argentina, non era l’ideale per lo stile di esecuzione selvaggio e potente di Beethoven. Chiaramente occhieggiando al compositore, in un saggio Andreas aveva descritto un anonimo pianista come un brutale assassino della tastiera, “deciso a vendicarsi”.
“Già dai primi accordi, suonati con tanta violenza, uno si chiede se il musicista sia sordo”, aveva scritto.
Il commento era tristemente premonitore. Beethoven aveva appena iniziato a notare un calo del proprio udito, ma non ne aveva parlato con nessuno. In seguito avrebbe avuto bisogno di uno strumento più forte per compensare la sordità, ma in questo momento era preoccupato soprattutto di trovare un pianoforte che potesse soddisfare le sue dinamiche estreme.

Patricia Morrisroe, The Woman Who Built Beethoven’s Pianos, The New York Times (6/11/2020), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un pianoforte Streicher.

Tenevano compagnia nella nursery

978880467799HIG-768x1190Preghiere, ascolto di sermoni da far accapponare la pelle, lunghe domeniche trascorse in scrupolose meditazioni, studio della Bibbia e servizi ecclesiastici: ecco i rudimenti di una vita devota, da vivere nell’attesa della fine del mondo. I bimbi puritani portavano nel nome il proprio fardello spirituale: Riforma, Tribolazione, Polvere, Liberazione. Rifuggi-il-peccato tenevano compagnia nella nursery a Laudadio e Sii-Grato; i registri battesimali del ventennio 1570-90 sono un lessico teologico di appellativi pii, con Péntiti, Astieniti dal Male e Fatti Forte tra i più frequenti.

Carolly Erickson, Elisabetta I, Mondadori (1999).