La fede nel dualismo

Lo psicologo Paul Bloom, nel libro dal titolo Descartes’ Baby, si spinge fino a suggerire che siamo effettivamente nati per essere dei dualisti filosofici, come lo era lo stesso Cartesio, e per credere che la mente sia separata dal corpo. Il dualismo, suggerisce Bloom, è innato.
Questo non vuole ovviamente dire che le nostre menti siano separate dai nostri corpi: è solo che siamo predisposti a crederlo. È davvero difficile convincere la maggior parte delle persone, eccetto noi baldi psicologi e materialisti neuroscienziati, che siamo semplicemente creature di carne e ossa, con processi fisici all’interno delle nostre teste che dettano i nostri pensieri e le nostre azioni. La fede nel dualismo, ossia l’idea che la mente possa sfuggire al corpo e ai vincoli del mondo fisico, è del resto un aspetto del pensiero errante.

Michael C. Corballis, The Wandering Mind, The University of Chicago Press (2015), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, no Fronteiras do Pensamento) Paul Bloom.

Le parole sono come arpioni

“Le parole sono come arpioni”, aveva detto il fisico e astronomo britannico Fred Hoyle a un intervistatore nel 1995. “Una volta che sono penetrate, sono molto difficili da rimuovere”. Hoyle, allora ottantenne, si riferiva al Big Bang, il termine che aveva coniato il 28 marzo 1949 per descrivere l’origine dell’Universo. Oggi è un’espressione familiare, conosciuta e usata abitualmente da persone che non hanno idea di come l’Universo sia nato, attorno a 14 miliardi di anni fa. Ironia della sorte, Hoyle
detestava profondamente l’idea del Big Bang e fino alla sua morte, avvenuta nel 2001, è rimasto un critico convinto della cosmologia dominante del Big Bang.

Helge Kragh, How the Big Bang got its name, Nature (28/3/2024). Nella foto (Wikipedia) Fred Hoyle.

Inciampa ai confini del mondo fisico

Nel complesso l’attuale tecnologia di A.I. è loquace e cerebrale, ma inciampa ai confini del mondo fisico. “Qualsiasi adolescente può imparare a guidare un’auto in venti ore di pratica, con una minima supervisione”, mi ha detto Yann LeCun. “Qualsiasi gatto è in grado di saltare su una serie di mobili per arrivare in cima a qualche scaffale. Noi oggi non abbiamo alcun sistema di A.I. che si avvicini minimamente a fare cose di questo genere, a eccezione delle auto a guida autonoma”. Ma si tratta di macchine sovra-ingegnerizzate che richiedono “la mappatura di intere città, oltre a centinaia di ingegneri e centinaia di migliaia di ore di formazione”. Risolvere i complicati problemi dell’intuizione fisica “sarà la grande sfida del prossimo decennio”, ha affermato LeCun. L’idea di base è però semplice: se i neuroni possono farlo, allora potranno farlo anche le reti neurali.

Joshua Rothman, Why the Godfather of A.I. Fears What He’s Built, The New Yorker (20/11/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Jérémy Barande, Ecole polytechnique Université Paris-Saclay) Yann LeCun.

Tutto ciò che capiscono

Una delle principali critiche a sistemi come ChatGPT, che sono costruiti utilizzando una tecnica computazionale chiamata “deep learning”, è che sono poco più che versioni modificate della correzione automatica. Tutto ciò che capiscono sono le connessioni statistiche tra le parole, non i concetti sottostanti alle parole stesse. Gary Marcus, professore emerito di psicologia alla New York University e piuttosto scettico nei confronti del deep learning, mi ha detto che un modello linguistico basato sull’A.I., come ChatGPT, offre dimostrazioni “eleganti”, ma “non è ancora affidabile, dato che continua a non comprendere il mondo fisico, continua a non comprendere il mondo psicologico, e continua ad avere allucinazioni”.

Farhad Manjoo, ChatGPT Has a Devastating Sense of Humor, The New York Times (16/12/2022), traduzione L.V. Nella foto (New York University) Gary Marcus.

La Cina ha registrato il maggiore aumento di statura

Quando sono tornato a Chengdu, i benefici materiali dell’era delle riforme si potevano vedere ovunque: una vasta rete di metropolitana, un nuovissimo campus dell’Università di Sichuan, un grattacielo in cui si trovavano Kimzon e altre società. Ma è nella classe dei miei studenti il luogo dove ho sentito il cambiamento a livello più fisico. I miei studenti hanno riso quando ho mostrato le foto della classe del 1996: dalla mia altezza di un metro e settantanove torreggiavo sugli studenti di allora. Adesso, invece, a causa dell’aumento del tenore di vita, sembravo essere più basso della maggior parte dei ragazzi a cui insegnavo. L’anno scorso i risultati di uno studio, pubblicati su The Lancet, hanno mostrato che, su duecento Paesi, la Cina ha registrato il maggiore aumento di statura dei maschi e il terzo più grande di quella delle femmine dal 1985. Il maschio medio cinese, di diciannove anni, è oggi di quasi nove centimetri più alto.

Peter Hessler, The Rise of Made-in-China Diplomacy, The New Yorker (8/3/2021)

Uno specialista del rovescio del tempo

Aveva acquistato una motocicletta, che aveva chiamato Josephine, e con questa scorrazzava lungo i tornanti dei Castelli Romani: agli amici amava raccontare che Josephine era così brava che sapeva riportarlo a casa sano e salvo anche dopo le sue grandi bevute in osteria. Non era però sempre vero. Infatti, tornando una sera a casa ubriaco fradicio, cadde rovinosamente dalla moto e, alle domande dei soccorritori su chi fosse e cosa facesse, rispose che era uno specialista del “rovescio del tempo”, con conseguente ricovero d’urgenza alla neuro. Insisteva che non era stato lui ad andare a sbattere contro il camion fermo, ma che era stato invece il camion a sbattere contro di lui, come si capiva facilmente facendo un rovescio temporale. Lo visitò Valentino von Braitenberg, il primario dell’ospedale, rinomato psichiatra, il quale concluse seraficamente: «Può essere che non sia pazzo, più semplicemente può essere un fisico teorico».

Giuseppe Mussardo, L’alfabeto della scienza, Dedalo (2020). Nella foto (INFN) Bruno Touschek.

Momentaneamente definitivo

Boltzmann era tanto uno scienziato appassionato, quanto un insegnante di talento. Aveva una memoria sorprendente e teneva spesso lezioni senza consultare alcun appunto. Le sue spiegazioni erano cristalline, argute, spiritose, ricche di aneddoti stimolanti, e vivacizzate da espressioni insolite, quali «gigantescamente piccolo» o «momentaneamente definitivo». Lise Meitner, una delle sue ultime studentesse, ne fu fortemente colpita e l’incontro con quel maestro così straordinario fu l’evento determinante delle sue future scelte di vita. «Le sue lezioni erano tra le più belle e stimolanti che avessi mai ascoltato […] Era sempre entusiasta di quello che insegnava, tanto che lasciavamo l’aula con la sensazione che un mondo nuovo e meraviglioso si fosse aperto davanti ai nostri occhi» ricordò anni dopo.

Giuseppe Mussardo, L’alfabeto della scienza, Dedalo (2020). Nella foto (Wikipedia) Ludwig Boltzmann.

Per la democrazia del 5G

CoverStory-story_mccall_museum“Ci siamo sempre tenuti alla larga dalla politica industriale, ma potremmo ritrovarci nella necessità di fare investimenti pubblico-privati, o solo pubblici, per la ‘democrazia del 5G’, ha dichiarato il senatore Mark Warner.
Se l’America non compete con i progressi della Cina, rischia di perdere la propria voce nelle decisioni etiche da prendere su alcune nuove tecnologie preoccupanti. A partire dal 2017 la Cina ha eretto una sorta di recinto digitale e fisico attorno ai musulmani nella regione dello Xinjiang, che è senza precedenti. Si stima che oltre un milione di persone siano state internate in strutture ufficialmente conosciute come “centri di formazione professionale”. Milioni di altre sono monitorate ogni giorno con telecamere per il riconoscimento facciale, impronte digitali, uso dei telefoni cellulari e dati biometrici, raccolti attraverso un programma di esami obbligatori noto come “Esami medici per tutti”. Numerose province hanno cominciato a raccogliere campioni di DNA, al fine di “migliorare la gestione e il controllo della popolazione”, come afferma un avviso della polizia. La prospettiva che la Cina possa estendere o esportare il modello Xinjiang ha messo in luce la posta in gioco nel futuro delle tecnologie intrusive.

Evan Osnos, The Future of America’s contest with China, The New Yorker (13/1/2020)