La sopravvivenza del più amichevole

Brian Hare, a cui a dispetto del cognome piace essere conosciuto come un cinofilo, suggerisce che i cani si siano evoluti da branchi di lupi che cercavano cibo tra i rifiuti lasciati dagli esseri umani. Quelli che avevano maggiori probabilità di sopravvivere erano, sempre secondo Hare, gli animali che avevano meno paura del contatto con i membri della nostra specie e che si sono via via trovati a proprio agio in presenza di esseri umani. Nelle parole di Hare, si è trattato della “sopravvivenza del più amichevole”.

Michael C. Corballis, The Wandering Mind, The University of Chicago Press (2015), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, PopTech) Brain Hare.

O valiamo tutti o non vale nessuno

“Non stiamo parlando di pubblicità, ma di esseri umani”, ha detto Ilon Specht. “Stiamo parlando di prendersi cura delle persone. Perché o valiamo tutti o non vale nessuno”.

Richard Sandomir, Ilon Specht, Who Empowered Women With ‘I’m Worth It’ Ad, Dies at 81, The New York Times (10/5/2024). Nella foto (The New York Times) l’annuncio a tutta pagina pubblicato il 5 maggio 2024 nella sezione Stiye del New York Times in omaggio a Ilon Specht da parte di L’oréal Paris e McCann Worldgroup.

Primo, secondo, terzo fuoco

Le argomentazioni di Stephen J. Pyne a favore del Pirocene iniziano proprio dal fuoco stesso, di cui distingue tre tipi. Il “primo fuoco” è quello che non richiede alcun intervento umano. È antico quanto le colline, o forse ancora di più: le prime tracce di fuoco sulla Terra provengono dal carbon fossile, la cui datazione le fa risalire al periodo del Siluriano, quando le piante stavano appena iniziando ad abbarbicarsi sulle terre emerse. Il secondo fuoco, nello schema di Pyne, è il tipo a cui gli umani danno inizio, o quanto meno controllano. Non è chiaro quando, esattamente, gli ominidi abbiano imparato a manipolare il fuoco, ma la scoperta potrebbe risalire a 1,5 milioni di anni fa. Il controllo del fuoco è stato un progresso talmente significativo che, secondo Pyne, ha modificato il corso dell’evoluzione. La cottura dei cibi ha permesso ai nostri antenati di dedicare meno tempo alla digestione e più tempo alla cognizione. Tali sviluppi hanno, a loro volta, fatto sì che gli esseri umani non potessero più vivere senza fiamme.
Il primo e il secondo fuoco sono entrambi basati sulla stessa fonte di combustibile: piante viventi, o in vita fino a poco tempo prima di essere bruciate. Per gran parte della storia umana questo è stato il limite alle possibilità di combustione. Poi le persone hanno capito come accedere all’antica biomassa sotto forma di carbone, petrolio e gas naturale. La combustione dei combustibili fossili ha prodotto il terzo fuoco, che ha alterato l’atmosfera e, di conseguenza, il clima. “Il fuoco ha creato le condizioni per ulteriori fuochi”, ha scritto Pyne.

Elizabeth Kolbert, The Perverse Policies That Fuel Wildfires, The New Yorker (25/3/2024), traduzione L.V. Nella foto (stephenpyne.com) Stephen J. Pyne.

Discende da un curioso quadrupede

La steppa eurasiatica è una vasta fascia erbosa che si estende dall’Ungheria alla Manciuria. Le sue dimensioni sono quasi impossibili da afferrare: un panorama tra il verde e il marrone chiaro, le cui estremità sono più distanti l’una dall’altra di quanto Anchorage lo è da Miami o Il Cairo da Johannesburg. Il suo significato storico discende da un curioso quadrupede che vive lì da circa centomila anni: il cavallo. Con le sue zampe lunghe, i polmoni potenti, i tendini elastici e un intestino capace di demolire l’erba coriacea, la creatura prospera nella steppa aperta. I cavalli erano ben attrezzati per resistere all’era glaciale, dato che i loro duri zoccoli erano in grado di aprire un varco nella neve e nel ghiaccio per far venire alla luce l’erba sottostante.
“Il cavallo è stato il mezzo di trasporto più efficiente e duraturo che gli esseri umani abbiano mai usato”, scrive Anthony Sattin, un giornalista britannico, in “Nomads”, “e la capacità di cavalcare un cavallo ha trasformato la vita sulla Terra, forse in nessun luogo più che nella steppa”. I cavalli erano già allevati in cattività nella steppa occidentale almeno cinquemila anni fa. La ruota fu inventata più o meno nello stesso periodo e la combinazione delle due innovazioni ha permesso alla pastorizia nomade di sbocciare.

Manvir Singh, The Mongol Hordes: They’re Just Like Us, The New Yorker (1-8/1/2024). Nella foto (Wikipedia) un esemplare di cavallo di Przewalski, comunemente noto anche come takhi, cavallo selvatico mongolo o cavallo dzungariano.

Con altri pezzi di ricambio

Figlio di un meccanico d’auto della periferia di Londra, il dottor Calne si era chiesto a lungo come mai gli organi danneggiati, al pari di un carburatore difettoso, non potessero essere sostituiti con più nuovi pezzi di ricambio. Quando era studente, all’inizio degli anni Cinquanta, gli era stato ripetuto più volte che ciò non sarebbe mai stato possibile.
Ciò nonostante perseverò, svolgendo ricerche nel tempo libero che gli lasciava il suo incarico di istruttore di anatomia all’Università di Oxford e successivamente di professore e primo direttore del dipartimento di chirurgia all’Università di Cambridge.
È stata dura. Lavorando spesso con maiali e cani, che morivano quasi tutti subito dopo l’intervento chirurgico, il dottor Calne attirò su di sé le ire dei difensori dei diritti degli animali. Qualcuno – sospettava un attivista – una volta aveva lasciato una bomba davanti alla sua porta di casa; Il dottor Calne aveva chiamato le autorità, che l’avevano fatta esplodere in sicurezza.
Per inibire la risposta immunitaria all’inizio aveva provato a usare radiazioni su tutta l’estensione del corpo, una procedura che aveva ucciso praticamente tutti i suoi soggetti, compresi alcuni esseri umani. Decise infine di passare all’uso di farmaci, iniziando con uno usato contro la leucemia che si chiama 6-mercaptopurina.
Eseguì il primo trapianto di fegato riuscito in Europa, nel 1968, un anno dopo che il chirurgo Thomas E. Starzl aveva completato negli Stati Uniti la prima procedura di questo tipo al mondo.
Il trapianto di organi restava però un tipo di intervento raro e pericoloso. Ma all’inizio degli anni Settanta il dottor Calne venne a conoscenza di un nuovo farmaco, la ciclosporina. Lui e la sua équipe avevano iniziato a testare la possibilità di utilizzarlo come immunosoppressore e si erano presto resi conto che il farmaco poteva essere la soluzione economica ed efficace che stavano cercando.
Il tasso di sopravvivenza ai trapianti di rene a un anno dall’intervento salì rapidamente dal 50 all’80 per cento, e verso la metà degli anni Ottanta il numero di ospedali in tutto il mondo che offrivano interventi di trapianto era passato da qualche dozzina a più di mille.

Clay Risen, Roy Calne, Pioneering British Organ-Transplant Surgeon, Dies at 93, The New York Times (15/1/2024), traduzione L.V. Nella foto (Royal Papworth Hospital, famiglia Calne) Sir Roy Calne.

Contro la pratica borghese di usare le balie

Tra tutte le specie che Linneo si proponeva di definire, la più problematica in assoluto, ai suoi tempi come ai nostri, era Homo sapiens. Nelle tassonomie precedenti noi esseri umani godevamo di una categoria a parte, moralmente superiore e ontologicamente distinta da tutti gli altri animali. Ciò aveva infastidito Linneo, che aveva riconosciuto le ampie somiglianze tra noi e le scimmie. Di conseguenza, nelle edizioni successive del “Systema Naturae”, collocò gli esseri umani tra i primati, nell’appena creata categoria dei mammiferi. (Quella categoria aveva sostituito i quadrupedi dopo che Linneo, che nel tempo libero faceva pressioni contro la pratica borghese di usare le balie, stabilì che allattare i piccoli era una distinzione più importante che possedere quattro zampe). Quella classificazione andava contro l’annosa insistenza cristiana sul fatto che gli esseri umani fossero classificati al di sopra degli altri animali anziché tra di loro. Sebbene Linneo fosse lui stesso un devoto luterano, non rinunciò mai alla sua convinzione su quale fosse il nostro posto nell’ordine delle cose. Coloro tra i suoi compatrioti che hanno letto la sua “Fauna Svecica” saranno forse rimasti sorpresi dal fatto che Linneo, nella sua relazione della fauna della Svezia, vi avesse incluso gli svedesi.

Kathryn Schulz, How Carl Linnaeus Set Out to Label All of Life, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, National Portrait Gallery of Sweden) Alexander Roslin, Carl von Linné (1775).

Perché polvere tu sei

Sulla superficie del pianeta gli esseri umani spostano circa dieci volte più terra e rocce rispetto a tutti i processi geologici messi insieme: i terremoti, le frane, i fiumi e il vento. La proporzione è impressionante se si considera che quei processi geologici hanno scavato fenditure come il Grand Canyon. Ovviamente tutte queste movimentazioni del suolo le facciamo con noncuranza. Le civiltà tendono a formarsi in valli fluviali dove i terreni fertili possono sostenere un’abbondanza che può sembrare un dono divino. Il nome Adamo deriva dalla parola ebraica che significa terra o suolo. Perché polvere tu sei. Man mano che le popolazioni prosperano e si espandono, le fattorie iniziano ad abbarbicarsi su per i pendii delle colline. La conseguenza è l’erosione. I rendimenti dei raccolti crollano e si diffondono le carestie. Il collasso di una civiltà tende a coincidere con il crollo della produttività del suolo.

Zach Helfand, When Trucks Fly, The New Yorker (21/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una macchina che movimenta la terra a Hudson in Ohio.

La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Una fonte particolarmente abbondante di radiazioni

Il motivo per cui i cinghiali nella Germania meridionale portano più tracce delle radiazioni rispetto ad altri animali sta in un fungo, l’Elaphomyces, o tartufo dei cervi. I cinghiali scavano e mangiano questo fungo che altri animali selvatici ignorano, ha spiegato il professor Steinhauser, chiarendo un elemento cruciale di quello che è stato a lungo un mistero.
Sebbene molti altri organismi commestibili non siano più contaminati in modo significativo, gli Elaphomyces, che crescono diversi centimetri sotto la superficie terrestre, immagazzinano le radiazioni in modo particolarmente efficiente. (Secondo l’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, alcuni funghi selvatici possono raggiungere più di 1000 becquerel per chilogrammo, sebbene i funghi selvatici siano ritenuti comunque sicuri se mangiati in piccole quantità).
A seconda della composizione del terreno e della profondità, i funghi possono essere esposti ad acqua contenente radiazioni vecchie anche di decenni, dovute sia ai test nucleari sia al disastro di Černobyl’, e per questo sono una fonte particolarmente abbondante di radiazioni.
Il signor Steiner, dell’Ufficio federale per la radioprotezione, ha osservato che, qualunque sia la fonte delle radiazioni, queste rappresentano comunque un rischio per gli esseri umani se i livelli sono sufficientemente elevati.
“Quando si tratta dell’esposizione degli esseri umani alle radiazioni, non importa se il cesio proviene dalla radioattività rilasciata dai test di armamenti nucleari o da quella dovuta all’incidente del reattore di Černobyl’”, ha detto, aggiungendo: “Ciò che conta è l’apporto totale di cesio-137 che una persona assume con gli alimenti provenienti dalla foresta”.

Christopher F. Schuetze, Europe’s Boars Still Hold Radioactivity. What Surprised Scientists Is Why, The New York Times (2/9/2023). Nell’illustrazione (Wikipedia) Elaphomyces vulgaris.

Quando scende il barometro

Da tempo sappiamo che anche noi umani siamo suscettibili al tempo atmosferico quando scende il barometro. In particolare l’intensità delle emicranie, dei reumatismi e del dolore cronico sembra aumentare in coincidenza con eventi di bassa pressione. La ragione non è chiara, anche se pare che un calo della pressione induca l’organismo a liberare ormoni dello stress e ad aumentare l’attività nervosa, rendendoci così più sensibili al dolore. È discutibile se ciò possa equivalere a un senso, anche perché non sembrano esserci recettori specifici. Detto questo, sappiamo che almeno nei topi i cambiamenti di pressione attivano l’attività nervosa nell’orecchio interno e qualcosa di simile potrebbe accadere anche negli esseri umani.

Ashley Ward, Sensational, Profile Books (2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia)

Ashley Ward, Sensational, Profile Books (2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un barometro della villa del Balbianello a Lenno.

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