Il paziente ammesso era orologiaio. La sua perdita della ragione era segnata da una caratteristica molto sorprendente: immaginava di aver perso la testa sul patibolo, che essa fosse stata gettata indiscriminatamente in mezzo alle teste di molte altre vittime, che i giudici, dopo essersi pentiti della condanna crudele, avessero ordinato che quelle teste venissero restituite ai rispettivi proprietari e posate sulle loro rispettive spalle. Ma in conseguenza di uno sfortunato errore, l’uomo incaricato di gestire la faccenda aveva messo sulle sue spalle la testa di uno dei suoi compagni di sventura. L’idea di questo cambio di testa occupava i suoi pensieri notte e giorno, al punto che i suoi parenti decisero di spedirlo all’Hôtel-Dieu. Da lì fu trasferito nel manicomio di Bicêtre. Nulla poteva eguagliare le sue esplosioni, estroverse e chiassose, di umorismo gioviale. Parlava, urlava, ballava, e poiché nella sua follia maniacale non vi era alcun atto di violenza, gli fu permesso di girare liberamente per l’ospedale, al fine di sfogare la sua effervescenza tumultuosa. “Guarda questi denti”, gridava, “i miei erano belli, ma questi sono marci. La mia bocca era sana, questa è malata. Che differenza tra questi capelli e i miei, prima che mi cambiassero la testa”.
Philippe Pinel, citato in A History of Delusions – Napoleon and ‘Delusions of Grandeur’, a cura di Daniel Freeman, BBC 4 (16/8/19), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Bridgeman Art Library) Anna Mérimée, Ritratto di Philippe Pinel (prima del 1826).