Il suono più forte della storia moderna

Molti libri sui rumori menzionano il vulcano indonesiano Krakatoa che, nell’agosto del 1883, emise quello che viene comunemente considerato il suono più forte della storia moderna. L’eruzione fu udibile fino a quasi cinquemila chilometri di distanza. Il capitano di una nave britannica, che si trovava a circa quaranta miglia da lì, aveva scritto: “Le esplosioni sono così violente, che i timpani di oltre metà del mio equipaggio si sono rotti. I miei ultimi pensieri sono per la mia cara moglie. Sono convinto che il Giorno del Giudizio sia arrivato”.

Alex Ross, What Is Noise?, The New Yorker (22-29/4/2024), traduzione L.V. Nella foto (Biblioteche dell’Università di Leida) l’eruzione del vulcano di Krakatoa nel 1883.

Chi può essere contento di tutto ciò?

Poco prima della morte di Gorbačëv, avvenuta il 30 gennaio 2022, Dmitri A. Muratov, l’editore di Novaja Gazeta, aveva fatto visita al suo amico ricoverato in un ospedale di Mosca. Le condizioni del leader sovietico che aveva deciso di liberare i russi, e al cui funerale Putin non ha partecipato, erano gravi. Non capiva molto.
C’era una grande TV accesa nella sua stanza. Sullo schermo scorrevano ripetutamente immagini di bombardamenti ed esplosioni in Ucraina. Mentre Dmitri Muratov stava per uscire dalla stanza, ha sentito Gorbačëv dire: “Chi può essere contento di tutto ciò?”.

Roger Cohen, Putin’s Forever War, The New York Times (6/8/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Michail Sergeevič Gorbačëv nel 2010.

In conseguenza di uno sfortunato errore

CHT234668Il paziente ammesso era orologiaio. La sua perdita della ragione era segnata da una caratteristica molto sorprendente: immaginava di aver perso la testa sul patibolo, che essa fosse stata gettata indiscriminatamente in mezzo alle teste di molte altre vittime, che i giudici, dopo essersi pentiti della condanna crudele, avessero ordinato che quelle teste venissero restituite ai rispettivi proprietari e posate sulle loro rispettive spalle. Ma in conseguenza di uno sfortunato errore, l’uomo incaricato di gestire la faccenda aveva messo sulle sue spalle la testa di uno dei suoi compagni di sventura. L’idea di questo cambio di testa occupava i suoi pensieri notte e giorno, al punto che i suoi parenti decisero di spedirlo all’Hôtel-Dieu. Da lì fu trasferito nel manicomio di Bicêtre. Nulla poteva eguagliare le sue esplosioni, estroverse e chiassose, di umorismo gioviale. Parlava, urlava, ballava, e poiché nella sua follia maniacale non vi era alcun atto di violenza, gli fu permesso di girare liberamente per l’ospedale, al fine di sfogare la sua effervescenza tumultuosa. “Guarda questi denti”, gridava, “i miei erano belli, ma questi sono marci. La mia bocca era sana, questa è malata. Che differenza tra questi capelli e i miei, prima che mi cambiassero la testa”.

Philippe Pinel, citato in A History of Delusions – Napoleon and ‘Delusions of Grandeur’, a cura di Daniel Freeman, BBC 4 (16/8/19), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Bridgeman Art LibraryAnna Mérimée, Ritratto di Philippe Pinel (prima del 1826).