Come simboli di resistenza alla barbarie

Una delle fotografie più famose di Londra in tempo di guerra mostra un gruppo di uomini calmi e composti, con i loro cappelli in testa, mentre esaminano alcuni libri sugli scaffali miracolosamente intatti della biblioteca bombardata di una magione di Kensington. La fotografia è quasi certamente una posa, come sottolinea Andrew Pettegree, un prolifico esperto britannico di storia dei libri, in “The Book at War” (Basic), ma si trattava comunque di un’immagine fedele del modo in cui i libri venivano usati in tempi drammatici: quali fonti di conforto e d’ispirazione, come simboli di resistenza alla barbarie e di una cultura secolare in cui si continuava a riporre un’onorata fiducia.

Claudia Roth Pierpont, From Homer to Gaza, the History of Books in Wartime Nazis burned books, The New Yorker (7/4/2024), traduzione L.V. Nella foto (Wikimedia) la biblioteca di Holland House dopo l’incendio causato da un bomb ardamento (23/10/1940).

L’inconfondibile firma virale di un herpesvirus

La scoperta del virus non è stata rapida. Il dottor Burkitt aveva inviato alcune biopsie tumorali a Londra da Kampala, in Uganda, ma in questi primi campioni il dottor Epstein non era riuscito a trovare tracce virali, secondo Darryl Hill, il ricercatore che ha commemorato il dottor Epstein in un articolo per l’Università di Bristol.
Un nuovo pacco contenente biopsie era stato spedito e quindi dirottato dall’aeroporto di Heathrow a un altro aeroporto, a Manchester, in Inghilterra, a causa della nebbia. I campioni al suo interno sembravano essersi deteriorati, aveva detto il dottor Hill.
“Quando i campioni arrivarono finalmente nelle mani di Tony, erano diventati torbidi, generalmente un segno di contaminazione batterica per cui avrebbero dovuto essere buttati via”, ha scritto il dottor Hill nel suo tributo. “Tony però non li buttò via e li esaminò attentamente”. “Con sua sorpresa scoprì che l’opacità era dovuta alle cellule tumorali linfoidi che, durante il trasporto, si erano staccate dalla biopsia e ora galleggiavano allegramente in sospensione”. Il dottor Hill ha proseguito nel racconto: “Tony aveva sfruttato quella scoperta casuale per far crescere in coltura alcune linee cellulari, derivate dal tumore, dimostrando che erano in grado di rimanere in vita indefinitamente”.
Studiando i nuovi campioni con un potente microscopio elettronico, il dottor Epstein era stato in grado di individuarvi l’inconfondibile firma virale di un herpesvirus. Il dottor Hill ha definito la scoperta un momento “eureka”.
Il dottor Epstein, la dottoressa Barr e il dottor Bert Achong, che aveva preparato i campioni per la microscopia elettronica, annunciarono la loro scoperta in un articolo scientifico pubblicato sul numero di marzo 1964 della rivista scientifica The Lancet.

Delthia Ricks, Dr. Anthony Epstein, Pathologist Who Discovered Epstein-Barr Virus, Dies at 102, The New York Times (6/3/2024). Nella foto (European Association for Haematopathology) la fotografia del campione di cellule di linfoma di Burkitt osservate al microscopio elettronico, in cui si vede la presenza dell’herpesvirus che poi prenderà il nome di virus di Epstein-Barr (EBV). La fotografia è stata pubblicata in un articolo sul numero di marzo 1964 della rivista scientifica The Lancet.

Reclutò sua sorella e il suo dentista

Chiedere a un amico di accostare la macchina per esaminare un insolito dettaglio architettonico non è, mi dicono, un modo per farsi benvolere. Ma alcuni di noi non possono farne a meno. Per il pittore Grant Wood, a richiedere una sosta era stata un’incongrua finestra gotica in una casa di legno, peraltro modesta, a Eldon in Iowa. Aveva l’aspetto di un cottage che imitava una cattedrale. Wood aveva cercato di immaginare che tipo di persone “avrebbero potuto vivere in una casa del genere”. Reclutò sua sorella e il suo dentista come modelli e li vestì con abiti vecchio stile. Il risultato fu “American Gothic”, il quadro dipinto da Grant Wood nel 1930 e verosimilmente l’opera d’arte più famosa mai prodotta negli Stati Uniti.

Daniel Immerwahr, Beyond the Myth of Rural America, The New Yorker (16/10/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Art Institute of Chicago) Grant Wood, American Gothic (1930).

Il test dell’orsacchiotto

La possibilità di superare indenni i controlli su un’evasione fiscale multimilionaria può dipendere da minuzie. È noto che i revisori esaminano non solo in quale stato uno ha affermato di risiedere stabilmente, ma anche dove uno è entrato in palestra usando una tessera elettronica, le posizioni nei post sui social media e dove uno tiene i propri effetti personali più preziosi. Questo tipo di controllo è noto, nel settore, come il “test dell’orsacchiotto”.

Evan Osnos, The Getty Family’s Trust Issues, The New Yorker (23/1/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Evan Osnos.