Il suo futuro sarà scritto in luoghi molto diversi

Nel 1996, quando John Perry Barlow scriveva il suo manifesto, c’erano circa ottanta milioni di utenti Internet in tutto il mondo, l’ottanta per cento dei quali viveva in Nord America e in Europa. Oggi su Internet ci sono più di cinque miliardi di persone, all’incirca due terzi delle quali in nazioni del Sud del mondo. India e Cina rappresentano oggi circa la metà del traffico mobile di dati globale; la popolazione di utenti a più rapida crescita è in Africa. Internet rimane un “work in progress”. Ma c’è motivo di pensare che il suo futuro sarà scritto in luoghi molto diversi da quelli in cui è stato scritto il suo passato.

Akash Kapur, Can the Internet Be Governed?, The New Yorker (5/2/2024), traduzione L.V. Nella foto (akashkapur.com) Akash Kapur.

La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Fare profitto con i dati neurali delle persone

Dalle start-up ai giganti della tecnologia, molte aziende stanno sviluppando dispositivi da indossare, per un’ampia diffusione, che includono cuffie, auricolari e braccialetti, in grado di registrare diverse forme di attività neurale e di dare ai produttori accesso a tali informazioni.
La privacy di questi dati è una questione fondamentale. Rafael Yuste, un neuroscienziato della Columbia University di New York, ha parlato in un incontro di una ricerca svolta dalla Fondazione Neurorights di cui è cofondatore, i cui risultati non sono ancora stati pubblicati. In questa ricerca è emerso che 18 aziende che offrono neurotecnologie di consumo hanno termini e condizioni in cui richiedono agli utenti di cedere alle aziende stesse la proprietà dei loro dati cerebrali. Tutte queste aziende tranne una si riservano il diritto di condividere tali dati con terze parti. “Descriverei questo approccio come predatorio”, ha detto Yuste. “Riflette la mancanza di regolamentazione”.
La necessità di regolamentare questi dispositivi commerciali è urgente, ha affermato Nita Farahany, docente di etica alla Duke University a Durham, in North Carolina, dato che il mercato potenziale per questi prodotti è ampio e le aziende potrebbero presto cercare di fare profitto con i dati neurali delle persone.

Liam Drew, Mind-reading machines are coming— how can we keep them in check?, Nature (24/7/2023), traduzione L.V. Nell’illustrazione (Wikipedia) Robert Fludd, Utriusque cosmi maioris scilicet et minoris […] historia, tomus II (1619), tractatus I, sectio I, liber X, De triplici animae in corpore visione.

Osservando milioni di mele cadere a terra

In effetti le straordinarie prestazioni dei servizi tipo ChatGPT sono, per impostazione predefinita, un rifiuto di cogliere la realtà a un livello più profondo, oltre la superficialità dei dati. Mentre i precedenti sistemi di intelligenza artificiale si basavano su regole esplicite e richiedevano a qualcuno come Newton di teorizzare la gravità – per chiedere come e perché le mele cadono – sistemi più recenti come l’intelligenza artificiale generale (A.G.I.) impara semplicemente a prevedere gli effetti della gravità osservando milioni di mele cadere a terra.
Tuttavia, se tutto ciò che l’A.G.I. vede sono istituzioni a corto di soldi che lottano per la sopravvivenza, potrebbe non dedurre mai il loro vero ethos. La voglio vedere a discernere il significato del giuramento di Ippocrate osservando ospedali che sono stati trasformati in centri dedicati a fare profitti.

Evgenij Morozov, The True Threat of Artificial Intelligence, The New York Times (30/6/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Evgenij Morozov.

Spionaggio a scopo di lucro

Il campo dell’intelligenza artificiale, fondato negli anni Cinquanta, ha inizialmente tentato di setacciare i dati al fine di identificare le regole con cui gli esseri umani ragionano. L’approccio si è però scontrato contro un muro, in un momento noto come “collo di bottiglia dell’acquisizione della conoscenza”. La svolta è arrivata con i progressi nella potenza di calcolo e con l’idea di utilizzare i vasti archivi di dati che per decenni si erano accumulati nel mondo sia governativo sia industriale, al fine di insegnare alle macchine a insegnare a se stesse come rilevare pattern o andamenti: macchine e apprendimento. “Le spie hanno aperto la strada alla memorizzazione e conservazione di dati su larga scala”, scrivono Chris Wiggins e Matthew L. Jones, ma “a partire dai dati dei sistemi di prenotazione delle compagnie aeree negli anni Sessanta, l’industria ha iniziato ad accumulare dati sui propri clienti con un’accelerazione crescente”, raccogliendo di tutto, dalle transazioni con carte di credito ai noleggi d’auto ai prestiti e alle restituzioni di libri registrati dalle biblioteche. Nel 1962 John Tukey, un matematico dei Bell Labs, aveva esortato a sviluppare un nuovo approccio, che aveva denominato “analisi dei dati”, l’antenato dell’odierna “scienza dei dati”. Le origini sono dunque nel lavoro di intelligence e nella spinta ad anticipare i sovietici. Che cosa hanno prodotto in seguito? Che Netflix possa prevedere che cosa volete guardare, che Google sappia quali siti offrirvi: questi miracoli sono il risultato di strumenti sviluppati dalle spie durante la Guerra Fredda. Il commercio nel ventunesimo secolo è spionaggio a scopo di lucro.

Jill Lepore, The data delusion, The New Yorker (27/3/2023), traduzione L.V. Nella foto (Harvard University) Jill Lepore. Nella foto (Wikipedia) John Tukey.

Misteri e fatti, numeri e dati

Lo scopo di raccogliere misteri è la salvezza; i misteri si scoprono per rivelazione; sono associati alla mistificazione e alla teocrazia; la disciplina che li studia è la teologia. Lo scopo di raccogliere fatti è trovare la verità; i fatti si scoprono per discernimento; sono associati alla secolarizzazione e al liberalismo; le discipline che li studiano sono il diritto, le scienze umane e le scienze naturali. Lo scopo di raccogliere numeri sotto forma di statistiche – etimologicamente i numeri raccolti dallo stato – è il potere del pubblico governo; i numeri si scoprono tramite misure; storicamente sono associati all’ascesa dello stato amministrativo; le discipline che li studiano sono le scienze sociali. Lo scopo di raccogliere dati in un computer è fare previsioni; le previsioni si ottengono per rilevamento di pattern o andamenti nei dati; l’era dei dati è associata al tardo capitalismo, all’autoritarismo e al tecno-utopismo; la disciplina che li studia è nota come scienza dei dati.

Jill Lepore, The data delusion, The New Yorker (27/3/2023), traduzione L.V. Nella foto (Harvard University) Jill Lepore.

A doppio uso

Quando sempre più prodotti e servizi sono digitalizzati e connessi, molte più cose diventano a “doppio uso”. Cioè tecnologie che possono essere facilmente convertite da strumenti civili in armi militari, o viceversa.
Nella Guerra fredda era relativamente facile dire che questo jet da combattimento era un’arma e che quel telefono era uno strumento. Ma quando installiamo la capacità di rilevare, digitalizzare, connettere, elaborare, imparare, condividere e agire in sempre più cose, dal vostro telefono abilitato al GPS alla vostra auto, dal vostro tostapane alla vostra app preferita: tutti diventano a doppio uso, armi o strumenti a seconda di chi controlla il software che li fa funzionare e di chi possiede i dati che ne derivano.
Oggi sono solo poche righe di codice a separare le auto a guida autonoma dalle armi a guida autonoma. E, come abbiamo visto in Ucraina, uno smartphone può essere utilizzato dalla nonna per chiamare i nipotini o per chiamare un’unità lanciarazzi ucraina e darle le coordinate GPS di un carro armato russo nel suo cortile.

Thomas Friedman, America, China and a Crisis of Trust, The New York Times (14/4/2023). Nella foto (Wikipedia, World Economic Forum) Thomas Friedman.

Oltre i cinque milioni

Si potrebbe discutere se il termine “informatore” sia adeguato a descrivere una persona che rende pubblici gigabyte di dati. Ma è chiaro che le divulgazioni digitali massive sono, di per se stesse, una conseguenza non intenzionale dell’eccesso di documenti riservati. Il numero di americani in possesso di autorizzazioni di sicurezza è cresciuto oltre i cinque milioni, e la ragione sta nel fatto che il sistema di classificazione ha avvolto nella segretezza molte funzioni della difesa e del lavoro di intelligence. Ulteriori fughe di notizie sembrano inevitabili, considerando l’universo in espansione dei documenti riservati, l’ampliamento del gruppo di professionisti che vi hanno accesso e la crescente facilità con cui i dati possono essere scaricati e archiviati.

Patrick Radden Keefe, The Surreal Case of a C.I.A. Hacker’s Revenge, The New Yorker (13/6/2022), traduzione L.V.

Niente di ciò che si trova nel vostro telefono rappresenta davvero i vostri interessi

Vorrei che l’intero settore della tecnologia dell’informazione avesse una struttura diversa. Se tirate fuori il vostro telefono e lo guardate, ci sono 50 o 100 rappresentanti di aziende che, seduti nelle vostre tasche, sono intenti a succhiare quanto più denaro, conoscenza e dati possibile. Niente di ciò che si trova nel vostro telefono rappresenta davvero i vostri interessi.
Quello che dovrebbe succedere è che nel vostro telefono ci sia un’app che vi rappresenta e che negozia per vostro conto con i fornitori di informazioni, con le agenzie di viaggio e con qualsiasi altro ente, fornendo solo le informazioni assolutamente necessarie e persino insistendo sul fatto che le informazioni vi vengano restituite, che le operazioni avvengano ignorando le informazioni su di voi, e che le controparti non conservino alcuna registrazione di tali operazioni, che si tratti di una domanda a un motore di ricerca, di un acquisto o di qualsiasi altra cosa.
Questo è tecnologicamente fattibile, ma il modo in cui il mercato si è evoluto è l’esatto opposto. Come individui non abbiamo alcun potere. Solo per respirare siamo tenuti a firmare accordi legali di 38 pagine e questo penso davvero che debba cambiare. Il legislatore ha la responsabilità e l’autorità per effettuare questi cambiamenti.

Stuart Russell, The Biggest Event in Human History – Living With Artificial Intelligence, BBC – The Reith Lectures 2021, traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Stuart Russell.

Tracciare forme di oggetti che esistevano solo nella sua mente

Dalla lettera di van Langren trascorsero altri centocinquanta anni prima di ulteriori significativi progressi nella visualizzazione dei dati. Ciò avvenne grazie a un libro, del 1786, dell’ingegnere scozzese William Playfair. Il libro, “The Commercial and Political Atlas”, non conteneva neanche una carta geografica convenzionale, nonostante il titolo. Mostrava piuttosto la notevole capacità di Playfair di tracciare forme di oggetti che esistevano solo nella sua mente, imponendosi così nella storia dei grafici di dati. Playfair ci ha infatti fornito il grafico a linee di una serie temporale, il grafico a barre e, infine, il grafico a torta, praticamente l’intera suite di opzioni per grafici di Excel.

Hannah Fry, When Graphs Are a Matter of Life and Death, The New Yorker (21/6/2021), traduzione L.V. Nell’immagine (Wikipedia), un grafico a torta, elaborato da William Playfair, mostra le proporzioni delle parti dell’impero turco situate in Asia, Europa e Africa, prima del 1789.