Credi che Tosca portasse gli occhiali?

Non ricordo se sia stata quella sera che mi ha raccontato della sua miopia, di come, prima di uscire in proscenio per cantare, andasse, col sipario chiuso, a toccare tutti gli oggetti di scena per essere sicura di potersi muovere senza sbattere contro spigoli inattesi.
«Non potevi portare gli occhiali?» le ho ribattuto, da stupida.
E lei si è messa a ridere.
«Credi che Tosca portasse gli occhiali; o che Norma avesse le lenti sul naso?».
Mi sono messa a ridere anch’io.
«E che è successo» ho insistito perché avevo capito che dietro quella storia c’era un episodio preciso. Infatti mi ha raccontato che una volta, senza avvertirla, all’ultimo momento, lo scenografo aveva ideato un laghetto artificiale in mezzo alla scena. Lei è uscita con le sue lunghe e pesanti gonne da regina egiziana e, non sapendo del laghetto, ci era entrata dentro con tutto il suo costume che si è infradiciato.
«Ho sentito il freddo alle caviglie e ho capito che stavo nell’acqua» ha detto ridendo, «ma non potevo tornare indietro, così ho fatto finta di niente e ho continuato a cantare con l’acqua che mi infradiciava i vestiti».
Si vergognava non poco della sua miopia ma aveva imparato a conviverci. Mi ha anche raccontato che in realtà, quand’era in scena, non vedeva il direttore d’orchestra.
«E come facevi a seguire la musica?».
«Andavo a orecchio e ti posso assicurare che non ho mai sbagliato una entrata».

Dacia Maraini, Caro Pier Paolo, Neri Pozza (2022). Nella foto (Wikipedia) Maria Callas.

Così mi sono legato alle pietre che non ingannano

L’abisso archeologico è certamente buio ma anche perfettamente stabile, sicuro sotto i nostri piedi, perché i morti mai deludono o tradiscono dato che molto già sai di loro – come un profeta all’incontrario – e devi solamente completare dizione, scena, mobilio e costume; insomma i morti sono già dati, devi solo cercarli e se ne hai bisogno rimangono fedeli: non possono abbandonarti o farti del male. Così mi sono legato alle pietre che non ingannano.

Andrea Carandini, L’ultimo della classe, Rizzoli (2021)