Potrebbero essere state scritte da Greta Thunberg

Naturalmente aiuta il fatto che Čechov suoni sempre preveggente. Le riflessioni di Astrov sul degrado ambientale potrebbero essere state scritte da Greta Thunberg: “L’uomo è dotato di intelligenza e di forza creativa per moltiplicare quanto gli è dato, ma fino a oggi egli non ha creato, bensì distrutto. I boschi sono sempre meno, i fiumi seccano, la selvaggina si è estinta, il clima è rovinato e di giorno in giorno la terra si fa più povera e caotica”.
Da medico esperto con conoscenza diretta dell’inquinamento, delle malattie e della distruzione del mondo naturale, Čechov scriveva di decadimento e spreco con rabbia incandescente e piena di dolore. Eppure, per quanto fosse un cuore gelido quello con cui scriveva – e Zio Vanja è un’opera molto fredda, anche se spesso è interpretata per far ridere – non si può non essere ravvivati dal rituale che traspare nell’oscurità di un teatro. Siamo tutti lassù su quel palco: come comici che lentamente si spengono, eppure continuano a raccontare barzellette fino a quando lo spettacolo finisce, non del tutto consapevoli di incarnare essi stessi le loro tristi battute finali.

Jon Robin Baitz, Why ‘Uncle Vanya’ Is the Play for Our Anxious Era, The New York Times (21/3/2024), traduzione L.V. La citazione da Zio Vanja viene dalla traduzione di Gian Piero Piretto (Čechov, Teatro, Garzanti, 1989). Nella foto (Wikipedia, Galleria Tret’jakov, Mosca) Osip Braz, ritratto di Anton Čechov. (1898).

Questa combinazione di immortalità e replicabilità

Se rimanesse un’attività di ricerca scientifica, un’A.I. mortale potrebbe portarci più vicini a una replica del nostro cervello. Ma Hinton è arrivato a pensare, con rammarico, che l’intelligenza digitale potrebbe essere più potente. Nell’intelligenza analogica, “se il cervello muore, muore anche la conoscenza”, ha detto. Nell’intelligenza digitale, invece, “se un particolare computer muore, le forze delle sue connessioni possono essere utilizzate su qualsiasi altro computer. E anche se dovessero morire tutti i computer, una volta immagazzinate da qualche parte tutte le forze delle connessioni, basterebbe creare un altro computer digitale ed eseguirle. Diecimila reti neurali possono imparare diecimila cose diverse contemporaneamente, e poi condividere ciò che hanno imparato”. Secondo Hinton, questa combinazione di immortalità e replicabilità ci dice che “dovremmo preoccuparci che l’intelligenza digitale prenda il posto dell’intelligenza biologica”.

Joshua Rothman, Why the Godfather of A.I. Fears What He’s Built, The New Yorker (20/11/2023), traduzione L.V. Nel disegno (Wikipedia) un’immagine simbolica dell’intelligenza artificiale.

Che l’argomento non fosse mai arcano

Nel 1968 il professor Mendelsohn fondava il Journal of the History of Biology.
“La biologia, in particolare, deve essere studiata nei suoi rapporti con le altre scienze e con le correnti intellettuali del suo tempo”, aveva scritto in un saggio introduttivo nel primo numero della rivista. “Può anche essere esaminata per le sue interazioni con le istituzioni della società da cui emergono i suoi risultati”.
Qualunque fosse il ramo della scienza su cui stava scrivendo o tenendo conferenze, faceva in modo che l’argomento non fosse mai arcano.
Agli studenti di dottorato diceva che avrebbero dovuto essere in grado di uscire su Harvard Square e spiegare gli argomenti delle proprie tesi alla gente per strada. In una lezione del 2013 al Dartmouth College, aveva parlato della rivoluzione scientifica del XVI e XVII secolo, della rivoluzione industriale e delle recenti rivoluzioni digitale e biologica, e aveva concluso domandandosi se i progressi non corressero il rischio di diventare così complessi che il grande pubblico non sarebbe stato in grado di capirli o di prendere decisioni informate sulle loro applicazioni – una prospettiva che non accoglieva con favore.
“Le rivoluzioni scientifiche richiedono una più sviluppata partecipazione dei cittadini, il che è difficile, perché il livello di conoscenza richiesto potrebbe essere elevato e una delle sfide è come colmare questo divario”, ha affermato.
Aveva aggiunto: “La scienza è per molti aspetti troppo importante per le nostre vite – credo che potremmo dire – per essere lasciata soltanto agli esperti”.

Neil Genzlinger, Everett Mendelsohn, Who Linked Science and Society, Dies at 91, The New York Times (15/7/2023). Nella foto (Harvard University) Everett I. Mendelsohn.

Spionaggio a scopo di lucro

Il campo dell’intelligenza artificiale, fondato negli anni Cinquanta, ha inizialmente tentato di setacciare i dati al fine di identificare le regole con cui gli esseri umani ragionano. L’approccio si è però scontrato contro un muro, in un momento noto come “collo di bottiglia dell’acquisizione della conoscenza”. La svolta è arrivata con i progressi nella potenza di calcolo e con l’idea di utilizzare i vasti archivi di dati che per decenni si erano accumulati nel mondo sia governativo sia industriale, al fine di insegnare alle macchine a insegnare a se stesse come rilevare pattern o andamenti: macchine e apprendimento. “Le spie hanno aperto la strada alla memorizzazione e conservazione di dati su larga scala”, scrivono Chris Wiggins e Matthew L. Jones, ma “a partire dai dati dei sistemi di prenotazione delle compagnie aeree negli anni Sessanta, l’industria ha iniziato ad accumulare dati sui propri clienti con un’accelerazione crescente”, raccogliendo di tutto, dalle transazioni con carte di credito ai noleggi d’auto ai prestiti e alle restituzioni di libri registrati dalle biblioteche. Nel 1962 John Tukey, un matematico dei Bell Labs, aveva esortato a sviluppare un nuovo approccio, che aveva denominato “analisi dei dati”, l’antenato dell’odierna “scienza dei dati”. Le origini sono dunque nel lavoro di intelligence e nella spinta ad anticipare i sovietici. Che cosa hanno prodotto in seguito? Che Netflix possa prevedere che cosa volete guardare, che Google sappia quali siti offrirvi: questi miracoli sono il risultato di strumenti sviluppati dalle spie durante la Guerra Fredda. Il commercio nel ventunesimo secolo è spionaggio a scopo di lucro.

Jill Lepore, The data delusion, The New Yorker (27/3/2023), traduzione L.V. Nella foto (Harvard University) Jill Lepore. Nella foto (Wikipedia) John Tukey.

Allora dovreste leggere questo libro

Da quando SARS-CoV-2 e Covid-19 hanno condizionato la vita di quasi ogni persona sul pianeta, non sorprende che ci sia un grande bisogno di sapere di più sui vaccini e sulle malattie infettive. Abbiamo l’abitudine di cercare informazioni guardando la televisione e leggendo i giornali, dove dipendiamo dall’esperienza dei giornalisti per interpretare questioni scientifiche complesse. Inoltre ci informiamo sui social media, dove siamo estremamente vulnerabili a opinioni errate o fuorvianti. Questo libro, scritto da Rino Rappuoli e Lisa Vozza, porta ai lettori la conoscenza di veri esperti di vaccini, immunologia e malattie infettive, aiutandoli a progredire dalla storia antica fino alle complessità di come funzionano gli anticorpi, cosa fa la PCR, cos’è un vaccino a mRNA, e come si crea un vaccino. Se volete saperne di più sui vaccini – come funzionano, come sappiamo che sono sicuri, e tante altre domande in un momento in cui tutti si sentono esperti di vaccini (ma non lo sono), allora dovreste leggere questo libro.

David Salisbury, Associate Fellow, Program for Global Health, Royal Institute of International Affairs, Chatham House, Londra, Recensione a Rino Rappuoli, Lisa Vozza, “Vaccines in the Global Era – How to Deal Safely and Effectively with the Pandemics of Our Time”, World Scientific (2022), traduzione L.V. Nella foto, David Salisbury a un convegno sui vaccini a Siena nel 2014.

Il suo tipo erano le bionde con gli stivali

Come se il disastro alimentare non fosse bastato, Tião, benché ormai ingrigito, era ancora celibe. Il tentativo di seduzione della scimpanzé Cafona era finito male (il maschio ci aveva rimediato un morso al dito). Waldemiro Roamos da Silva, un guardiano ottantottenne, il più anziano fra le vecchie conoscenze di Tião, racconta che la coppia era stata fatta stare insieme solo due settimane, «mentre l’ideale sarebbe sei mesi». Da quel momento in poi, Tião cominciò a manifestare preferenze per un diverso genere di primate. «Il suo tipo erano le bionde con gli stivali», racconta il guardiano. «Quando passava una bionda, il ragazzo si arrampicava sul tronco e la seguiva con gli occhi per tutto il tempo».

Roberto Kaz, Vite di animali illustri, traduzione di Daniele Petruccioli, Quodlibet (2022)

Per sentire che merito davvero di nuotare in queste acque

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La mia esperienza personale con queste opere risale alla metà degli anni Ottanta, quando le avevo suonate al pianoforte per Michael Gielen a Francoforte, quindi ho suonato l’intero “Ring” per Daniel Barenboim a Bayreuth, nella produzione del 1988 con Harry Kupfer come regista. Durante quelle prove sono davvero entrato dentro queste opere, ma francamente mi ci è voluto un bel po’ di tempo per sentire che merito davvero di nuotare in queste acque, o che sono in grado di farlo. Questa volta, e sono passati sei anni dall’ultima volta che ho diretto il Ring, sento che le cose per me si sono fuse insieme. Quando guardo il libretto so esattamente che musica c’è in quel punto anche senza avere la partitura davanti, e quando guardo la partitura so che questo pezzo di musica sta esprimendo questo, e quest’altro pezzo sta esprimendo quest’altro, e quando dirigi quello che succede è che si crea un’inevitabilità fantastica e una linearità attraverso la conoscenza […] Mi ci sono voluti trent’anni per imparare queste opere in un modo che mi soddisfi almeno un poco.

Antonio Pappano, Wagner’s Ring Cycle: Das Rheingold, Royal Opera House (2018), BBC 3. Nella foto (ROH) Antonio Pappano. Grazie a Lucy Lennon.

Chi scriverà la musica, e chi ballerà?

zuboff_new_photo_Qualsiasi creazione umana può essere disfatta dagli esseri umani. Il capitalismo della sorveglianza è giovane, ha appena vent’anni, mentre la democrazia è vecchia e radicata in generazioni di lotte e di speranze.
I capitalisti della sorveglianza sono ricchi e potenti, ma non sono invulnerabili. Hanno un tallone d’Achille: la paura. Temono i legislatori che non li temono. E temono i cittadini che chiedono un diverso avvenire mentre insistono per avere nuove risposte a vecchie domande: chi avrà la conoscenza? Chi deciderà chi la avrà? Chi deciderà chi decide? Chi scriverà la musica, e chi ballerà?

Shoshana Zuboff, You Are Now Remotely Controlled, The New York Times (26/1/20), traduzione L.V. Nella foto (Luiss University Press) Shoshana Zuboff.