Questa combinazione di immortalità e replicabilità

Se rimanesse un’attività di ricerca scientifica, un’A.I. mortale potrebbe portarci più vicini a una replica del nostro cervello. Ma Hinton è arrivato a pensare, con rammarico, che l’intelligenza digitale potrebbe essere più potente. Nell’intelligenza analogica, “se il cervello muore, muore anche la conoscenza”, ha detto. Nell’intelligenza digitale, invece, “se un particolare computer muore, le forze delle sue connessioni possono essere utilizzate su qualsiasi altro computer. E anche se dovessero morire tutti i computer, una volta immagazzinate da qualche parte tutte le forze delle connessioni, basterebbe creare un altro computer digitale ed eseguirle. Diecimila reti neurali possono imparare diecimila cose diverse contemporaneamente, e poi condividere ciò che hanno imparato”. Secondo Hinton, questa combinazione di immortalità e replicabilità ci dice che “dovremmo preoccuparci che l’intelligenza digitale prenda il posto dell’intelligenza biologica”.

Joshua Rothman, Why the Godfather of A.I. Fears What He’s Built, The New Yorker (20/11/2023), traduzione L.V. Nel disegno (Wikipedia) un’immagine simbolica dell’intelligenza artificiale.

Contro coloro che hanno cercato di sequestrare l’anima di Israele

Come Biden, anch’io sto al 100% dalla parte di Israele e contro Hamas, perché Israele è un alleato che condivide molti valori con l’America, mentre Hamas e l’Iran sono contrari a ciò che l’America rappresenta. Questo è un calcolo abbastanza semplice per me.
Ma ciò che secondo me rende questa guerra diversa da qualsiasi guerra precedente è la politica interna di Israele. Negli ultimi nove mesi, un gruppo di politici israeliani di estrema destra e ultra-ortodossi guidati da Netanyahu ha platealmente cercato di sequestrare la democrazia israeliana. La destra religiosa e nazionalista dei coloni, guidata dal primo ministro, ha cercato di prendere il controllo del sistema giudiziario e di altre istituzioni chiave di Israele, eliminando il potere di controllo giurisdizionale della Corte Suprema del Paese. Questo tentativo ha aperto molteplici fratture nella società israeliana. Israele è stato incautamente portato dalla propria leadership sull’orlo di una guerra civile per un volo di fantasia ideologico. Queste fratture sono state notate dall’Iran, da Hamas e da Hezbollah, e potrebbero avere stimolato la loro audacia.
Se volete farvi un’idea di quelle fratture – e della rabbia vulcanica nei confronti di Netanyahu per il modo in cui ha diviso il Paese prima di questa guerra – guardate il video diventato virale in Israele due giorni fa quando Idit Silman, ministro del Likud durante il governo di Netanyahu, è stata buttata fuori dall’ospedale Assaf Harofeh di Tzrifin mentre era andata a fare visita ad alcuni feriti.
“Avete rovinato questo Paese. Andatevene da qui”, le ha detto un medico israeliano. “Non vi vergognate di avere provocato un’altra guerra?” le ha detto un’altra persona. “Ora tocca a noi”, si sente urlare il medico in un video pubblicato su X, precedentemente noto come Twitter, e riportato da The Forward. “Siamo noi a comandare. Governeremo qui – destra, sinistra, una nazione unita – senza di voi. Avete rovinato tutto!”
Israele ha subito un duro colpo ed è ora costretto a una guerra moralmente impossibile per sconfiggere Hamas e scoraggiare allo stesso tempo l’Iran e gli Hezbollah. Piango per le terribili morti che ora attendono tanti buoni israeliani e palestinesi. E mi preoccupa profondamente anche il piano di guerra israeliano. Una cosa è provocare la deterrenza degli Hezbollah e di Hamas. Altra cosa è sostituire Hamas lasciando qualcosa di più stabile e dignitoso. Ma cosa si può fare?
Alla fine, proprio come oggi mi schiero con il nuovo governo di unità nazionale israeliano nella sua lotta contro Hamas per salvare Israele, dopo questa guerra mi schiererò con i difensori della democrazia israeliana contro coloro che hanno cercato di sequestrare l’anima di Israele.

Thomas L. Friedman, Why Israel Is Acting This Way, The New York Times (14/10/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, World Economic Forum) Thomas Friedman.

Fare profitto con i dati neurali delle persone

Dalle start-up ai giganti della tecnologia, molte aziende stanno sviluppando dispositivi da indossare, per un’ampia diffusione, che includono cuffie, auricolari e braccialetti, in grado di registrare diverse forme di attività neurale e di dare ai produttori accesso a tali informazioni.
La privacy di questi dati è una questione fondamentale. Rafael Yuste, un neuroscienziato della Columbia University di New York, ha parlato in un incontro di una ricerca svolta dalla Fondazione Neurorights di cui è cofondatore, i cui risultati non sono ancora stati pubblicati. In questa ricerca è emerso che 18 aziende che offrono neurotecnologie di consumo hanno termini e condizioni in cui richiedono agli utenti di cedere alle aziende stesse la proprietà dei loro dati cerebrali. Tutte queste aziende tranne una si riservano il diritto di condividere tali dati con terze parti. “Descriverei questo approccio come predatorio”, ha detto Yuste. “Riflette la mancanza di regolamentazione”.
La necessità di regolamentare questi dispositivi commerciali è urgente, ha affermato Nita Farahany, docente di etica alla Duke University a Durham, in North Carolina, dato che il mercato potenziale per questi prodotti è ampio e le aziende potrebbero presto cercare di fare profitto con i dati neurali delle persone.

Liam Drew, Mind-reading machines are coming— how can we keep them in check?, Nature (24/7/2023), traduzione L.V. Nell’illustrazione (Wikipedia) Robert Fludd, Utriusque cosmi maioris scilicet et minoris […] historia, tomus II (1619), tractatus I, sectio I, liber X, De triplici animae in corpore visione.

A doppio uso

Quando sempre più prodotti e servizi sono digitalizzati e connessi, molte più cose diventano a “doppio uso”. Cioè tecnologie che possono essere facilmente convertite da strumenti civili in armi militari, o viceversa.
Nella Guerra fredda era relativamente facile dire che questo jet da combattimento era un’arma e che quel telefono era uno strumento. Ma quando installiamo la capacità di rilevare, digitalizzare, connettere, elaborare, imparare, condividere e agire in sempre più cose, dal vostro telefono abilitato al GPS alla vostra auto, dal vostro tostapane alla vostra app preferita: tutti diventano a doppio uso, armi o strumenti a seconda di chi controlla il software che li fa funzionare e di chi possiede i dati che ne derivano.
Oggi sono solo poche righe di codice a separare le auto a guida autonoma dalle armi a guida autonoma. E, come abbiamo visto in Ucraina, uno smartphone può essere utilizzato dalla nonna per chiamare i nipotini o per chiamare un’unità lanciarazzi ucraina e darle le coordinate GPS di un carro armato russo nel suo cortile.

Thomas Friedman, America, China and a Crisis of Trust, The New York Times (14/4/2023). Nella foto (Wikipedia, World Economic Forum) Thomas Friedman.