Che significa punta

Comunemente chiamate mimose, le acacie formano un genere (Acacia) di oltre mille specie, originarie prevalentemente di Australia, Africa e America. Qui si trova una collezione di circa ottanta specie, le cui fioriture cominciano a dicembre con le australiane e finiscono in estate con le africane (come A. karroo) e le americane.
Il nome del genere deriva dalla radice celtica “Ac”, che significa punta (da cui in latino acus, ago, e acutus, pungente o acuto), con riferimento alle spine portate da molte specie.

Giardini Botanici Hanbury, Ventimiglia (19/2/2023), foto L.V.

Riportare gli uccelli che disegnava alla vita animata

Disse che fin dall’inizio aveva in mente un obiettivo particolare. Voleva fare dell’illustrazione degli uccelli un’arte: riportare gli uccelli che disegnava alla vita animata “per completare una collezione che fosse non solo preziosa per la classe degli scienziati, ma anche piacevole per ogni persona”. Gli ornitologi del tempo riproducevano esemplari imbalsamati di profilo, accurati nei minimi dettagli, ma irrealistici e inanimati. All’inizio del diciannovesimo secolo non era ancora stato descritto quasi nessun uccello americano. “La prima raccolta di disegni che feci, di questo tipo, era di esemplari europei, procurati da mio padre o da me… Erano tutti riprodotti rigorosamente alla maniera ornitologica, ossia in profili sostanzialmente rigidi e insignificanti”. In America, a Mill Grove, iniziò a sperimentare.

Richard Rhodes, John James Audubon, Vintage (2006), traduzione L.V.

Consideravano la pittura un divertimento peccaminoso

A circa otto o nove anni, credo, avevo già una mania irresistibile per scarabocchiare sulla carta, disegnare fronzoli sui libri, imbrattare muri, cancelli, porte e facciate dipinte di recente, con ogni sorta di disegni, scene di guerra o incidenti dell’arena dei tori. Un muro bianco e liscio esercitava su di me un fascino irresistibile. Ogni volta che mi procuravo qualche centesimo compravo carta o matite; ma siccome non potevo disegnare a casa, perché i miei genitori consideravano la pittura un divertimento peccaminoso, andavo per i campi e, seduto su una sponda al lato della strada, disegnavo carri, cavalli, contadini e qualunque oggetto della campagna attirasse la mia attenzione. Di tutti questi disegni avevo fatto una grande collezione, che custodivo come fosse un tesoro di monete d’oro. Mi piaceva anche abbellire i miei disegni con i colori, che ottenevo raschiando la pittura dalle pareti o inzuppando le legature rosso vivo o azzurro scuro dei libretti delle cartine per sigarette, che allora erano dipinte con colori solubili. Ricordo che ero diventato molto abile a estrarre i colori dalle carte colorate, che impiegavo anche in luogo dei pennelli, inumidite e arrotolate come un moncherino; un’occupazione che mi era stata imposta dalla mancanza di una scatola di colori e del denaro per comprarla.

Santiago Ramón y Cajal, Recollections of my life, traduzione dallo spagnolo all’inglese di E. Horne Craigie e Juan Cano, MIT Press (1989), traduzione L.V. Nell’immagine (MIT Press) un dipinto di Santiago Ramón y Cajal fatto quando era bambino.

La guida al gergo dei borseggiatori

C0jU1m3URCmLqHqY3qf8_Dictionary20Lady20Kripke20Hassan202013-348-2Madeline Kripke, che possedeva una delle più grandi collezioni private di dizionari al mondo, in gran parte stipata nel suo appartamento al Greenwich Village, poteva essere definita in questo modo: liberal [agg., una che dava generosamente e senza risparmiarsi], compleat [agg., con tutte le competenze necessarie] e sui generis [agg., a sé].
Iniziando con il Webster’s Collegiate che i suoi genitori le avevano regalato in quinta elementare, aveva accumulato circa 20.000 volumi diversi tra cui un dizionario di latino stampato nel 1502, il libretto di Jonathan Swift, del 1722, dal titolo “I vantaggi illustrati della scoreggia”, e la guida al gergo dei borseggiatori, pubblicata nel 1980 dall’Autorità metropolitana dei trasporti di New York.

Sam Roberts, Madeline Kripke, Doyenne of Dictionaries, Is Dead at 76, The New York Times (30/4/2020), traduzione L.V. Nella foto (Emon Hassan, da Daniel Kriger, The dame of dictionaries, Narratively, 8/15/13), Madeline Kripke e la sua collezione di dizionari.