La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Colli di bottiglia

Negli ultimi anni aveva espresso una visione piuttosto pessimista dei cambiamenti climatici a livello globale e della capacità dell’umanità di prevenire una catastrofe ambientale che avrebbe ucciso miliardi di persone.
“Il motivo è che non troveremo cibo a sufficienza, a meno che non lo sintetizziamo”, aveva detto in una intervista alla rivista New Scientist nel 2009. “Per questo motivo la selezione in questo secolo sarà enorme, fino al 90 percento. Il numero di persone che saranno rimaste in vita alla fine del secolo sarà probabilmente un miliardo o meno. È già successo. Tra le ere glaciali ci sono stati colli di bottiglia al termine dei quali erano sopravvissute appena 2000 persone. Sta succedendo di nuovo.”

Keith Schneider, James Lovelock, Whose Gaia Theory Saw the Earth as Alive, Dies at 103, The New York Times (27/7/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) James Lovelock.