Potrebbero fare qualcosa di meglio

Winston_Churchill_1941_photo_by_Yousuf_Karsh

Nel 1950 Winston Churchill, tra il primo e il secondo incarico come Primo Ministro, aveva coniato la parola “summit” per descrivere la sua speranza in un incontro di alto livello con i sovietici. Churchill non riuscì mai a organizzare il suo summit – solo in seguito, nelle relazioni tra i sovietici e l’Occidente, i summit sarebbero diventati un elemento ricorrente – ma in un discorso al Parlamento nel 1953 aveva esposto la sua visione per un incontro, in un ambiente appartato, durante il quale, “tra coloro che sono riuniti potrebbe nascere un sentire comune, sul fatto che potrebbero fare qualcosa di meglio che non fare a pezzi la razza umana, loro stessi inclusi”.

Evan Osnos, Biden and Xi’s Blunt Talk, The New Yorker (27/11/2024), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Sir Winston Churchill ritratto da Yousuf Karsh (1941).

I paesaggi non sarebbero così aperti

La tradizione dell’alpeggio, o “transumanza”, è diffusa in tutte le Alpi, Austria, Italia e Germania incluse.
Secondo il più recente studio approfondito, condotto da scienziati del governo svizzero nel 2014, quasi la metà degli allevamenti del Paese mandano le proprie capre, pecore e mucche nei pascoli estivi.
Oltre l’80% del reddito delle aziende agricole alpine proviene da sussidi del governo elvetico, molti dei quali destinati a mantenere i pascoli liberi dall’invasione degli alberi. Con le temperature più calde, questi tendono infatti a espandersi verso l’alto.
Con ciò la Svizzera è uno dei pochi Paesi che non favoriscono la copertura arborea come una delle soluzioni ai cambiamenti climatici.
“Se noi non fossimo qui, sarebbe tutto pieno di cespugli e foreste”, ha detto Andrea Herger, mentre portava le mucche oltre una locanda per escursionisti fino alla stalla di mungitura della sua famiglia, a mezza altezza di una montagna vicino a Isenthal. “I paesaggi non sarebbero così aperti e meravigliosi per le escursioni”.

Catherine Porter, As Switzerland’s Glaciers Shrink, a Way of Life May Melt Away, The New York Times (21/1/2024), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) una mucca in un alpeggio in Engadina.

La Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine

Come scienziati ci siamo chiesti: perché? Perché esseri solitari e reclusi devono lottare per arrampicarsi su un promontorio roccioso ed entrare in una comunità di un centinaio di esseri umani? Perché tutte queste tartarughe sono venute da noi, in numeri senza precedenti, per fare la cosa più importante per loro? Quando i nostri studenti sono andati alla ricerca di siti adatti a trasferire al sicuro le molteplici uova che avevano deposto non solo nell’ultimo anno, hanno trovato una risposta. Le lingue di sabbia preferite dalle tartarughe erano sott’acqua a causa di piogge più intense del solito. Quando il livello del lago si è alzato, hanno dovuto cercare un terreno più in alto. Ho avuto l’impressione che le tartarughe azzannatrici fossero diventate rifugiati climatici.
E questo è il pensiero che non mi da pace.
Penso che le tartarughe si siano dirette verso l’alto in preda a una sorta di disperazione, come chiedendoci di prestare attenzione, per farci vedere che stiamo vacillando sull’orlo della catastrofe climatica con i nostri parenti, animali e vegetali, che scompaiono a ondate dopo ondate di estinzioni. La scienza, armata di modelli con cui prevedere gli imminenti cambiamenti, è un potente strumento per affrontare queste crisi. Ma non è l’unico. Come scienziato sento dati indiscutibili, e anche un messaggio, allo stesso tempo materiale e spirituale, portato dalle tartarughe azzannatrici: la Terra ci chiede qualcosa di più della gratitudine.

Robin Wall Kimmerer, The Turtle Mothers Have Come Ashore to Ask About an Unpaid Debt, The New York Times (22/9/2023), traduzione L.V.

Povertà assoluta e povertà relativa

Una misura assoluta della povertà fissa una soglia per ciò che costituisce, appunto, la povertà e la mantiene anno dopo anno, adeguando soltanto il valore rispetto all’inflazione. Il problema di una misura assoluta è che, con l’aumento del tenore di vita, le persone che si trovano al livello di tale soglia restano sempre più indietro. In altre parole, i lussi di ieri sono le necessità di oggi. Prendete per esempio Internet. Anni fa era un optional, mentre oggi è difficile partecipare pienamente all’economia e alla società senza accesso a Internet.
Adam Smith, il grande economista scozzese, aveva individuato il problema delle misure assolute del tenore di vita nel 1776, ne “La ricchezza delle nazioni”:
«Una camicia di lino, per fare un esempio, non è in senso stretto un oggetto necessario alla vita. I Greci e i Romani vivevano, suppongo, molto comodamente anche senza possedere indumenti di lino. Oggigiorno però, nella maggior parte dell’Europa, un rispettabile lavoratore a giornata si vergognerebbe ad apparire in pubblico senza una camicia di lino, la cui mancanza denoterebbe un deplorevole grado di povertà in cui, si presume, nessuno può cadere senza una cattiva condotta estrema».
Una misura relativa fissa invece la soglia di povertà in relazione al modo in cui vivono le altre persone – per esempio, come percentuale del reddito mediano – quindi la povertà nel tempo tende a essere ridefinita verso l’alto. Ciò risolve un problema, ma ne crea altri. Ad alcune persone, soprattutto ai conservatori, dà fastidio il fatto che persone il cui reddito una generazione fa le avrebbe collocate esattamente nella classe media siano ora definite povere. Un parametro relativo sembra infatti ignorare se non addirittura celare l’aumento del tenore di vita.

Peter Coy, The Unfinished Pursuit of a Better Poverty Measure, The New York Times (11/9/2023), traduzione L.V. Nell’incisione (Wikipedia, Library of Congress) John Kay, Adam Smith (1790).

Se il numero fosse davvero così basso

Quando la variante Omicron ha iniziato a circolare a Shanghai a marzo, alcuni hanno guardato con trepidazione a ciò che era appena accaduto a Hong Kong. La curva delle infezioni di Shanghai stava seguendo da vicino quella dell’enorme focolaio di Hong Kong. Entrambe le città hanno una grande popolazione di anziani, molti dei quali non completamente vaccinati. Il tasso di mortalità per Covid a Hong Kong, con circa 9.000 vittime, è diventato rapidamente il più alto al mondo. Ma un mese più tardi Shanghai – con più del triplo degli abitanti di Hong Kong – ha registrato solo 17 morti per Covid. […]
Un computo incompleto del tasso di mortalità dovuto alla pandemia potrebbe erodere il sostegno alle rigide misure di contenimento da parte della popolazione cinese, ha affermato il professor Chen.
Se il numero fosse davvero così basso, ha detto il professor Chen, i residenti potrebbero chiedersi: “Perché darsi tanta pena?”

Vivian Wang, Joy Dong, Amy Chang Chien, Shanghai’s Low Covid Death Toll Revives Questions About China’s Numbers, The New York Times (20/4/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Shanghai.

Come gocce di vivo turchese

Intanto il giovane si godeva il paesaggio. Appena lasciata la carovaniera era diventato come navigare, non in “alto mare”, ma in “alto deserto”. Ogni segno umano era completamente sparito. Certi montagnoni aridi, possenti, color crete senesi, si facevano sempre più eminenti e vicini. Erano loro i padroni esclusivi dell’orizzonte. Ma non pensiamoli vuoti, morti, opprimenti! Intanto a rallegrarli qua e là, come gocce di vivo turchese, apparivano i sorprendenti e preziosi papaveri azzurri del Tibet: sembra impossibile, ma questi fiori delicati, d’una tinta da genziana, amano proprio simili luoghi aridi e solitari.

Fosco Maraini, Case, amori, universi, La nave di Teseo (2019). Nella foto (Wikipedia) un papavero blu dell’Himalaya.

Era la mia frecciatina sarcastica

“Le parole devono stare sedute sopra la musica perché il pubblico le possa comprendere chiaramente”, aveva detto Stephen Sondheim alla sua biografa Meryle Secrest per il suo libro del 1998, “Stephen Sondheim: A Life”. “Non hai la possibilità di ascoltare le parole due volte, e se le parole non si siedono, e non rimbalzano bene quando la musica rimbalza, e non vanno verso l’alto quando la musica va verso l’alto, il pubblico rimane confuso”.
In America, aveva aggiunto, “c’era questa meravigliosa quartina che diceva: ‘I like to be in America/OK by me in America/Everything free in America/For a small fee in America‘ [Mi piace stare in America/OK per me in America/Tutto gratis in America/Per una piccola somma in America]. La battuta ‘for a small fee‘ era la mia frecciatina sarcastica, tranne per il fatto che ‘for‘ è accentato e ‘small fee‘ è impossibile da dire così velocemente, quindi diventava ‘for a smafee in America‘ e nessuno capiva cosa volesse dire!”.

Bruce Weber, Stephen Sondheim, Titan of the American Musical, Is Dead at 91, The New York Times (26/11/2021), traduzione L.V. Nel video (Youtube) “America”, West Side Story, musica di Leonard Bernstein, libretto di Stephen Sondheim.

Passavano di lì da prima

Gli ornitologi sospettano che la ragione per cui le oche indiane sorvolano l’Everest è che passavano di lì da prima che esistesse il monte. Quando, circa sessanta milioni di anni fa, l’Everest iniziò a sollevarsi da terra, le oche indiane non fecero altro che muoversi con esso verso l’alto.

Kathryn Schulz, Why Animals Don’t Get Lost, The New Yorker (5/4/2021), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) oche indiane con i piccoli.

Di un azzurro che non finisce

Apus_apus_01Nelle calde sere d’estate, i rondoni che non stanno covando le uova o badando ai loro piccoli volano bassi e veloci, urlando in stormi in corsa intorno ai tetti e alle guglie. Più tardi si radunano più in alto nel cielo, i loro richiami così attenuati dall’aria e dalla distanza che all’orecchio si corrompono in qualcosa che sembra meno del suono, in un sospetto di polvere e vetro. E poi, all’improvviso, come convocati da un richiamo o da una campana, tacciono e si alzano sempre più in alto fino a scomparire alla vista. Queste ascensioni sono chiamate voli vespertini, dal latino vesper che significa sera. I vespri sono appunto le preghiere devozionali della sera, le ultime e le più solenni della giornata, e ho sempre pensato che “voli vespertini” sia un’espressione bellissima, di un azzurro che non finisce. Molte volte ho provato a seguirli in questi voli, ma il buio diventa sempre troppo profondo, o loro fanno giri troppo larghi e distanti nel cielo per non perderli.

Helen Macdonald, The Mysterious Life of Birds Who Never Come Down, The New York Times (29/7/2020) traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un rondone.