Ideali per le rapide annotazioni dei piloti

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Al civico 60 di corso Re Umberto a Torino una lapide ricorda la casa dove nacque colui che «semplificò la quotidianità della scrittura». Il signore in questione è Marcel Bich, nato nella città piemontese nel 1914 e in seguito trasferitosi con la famiglia in Francia. Qui, nel secondo dopoguerra, acquisto e perfezionò il brevetto dell’inventore ungherese Bíró, sulla base del quale avviò la produzione industriale di quella che sarebbe diventata probabilmente lo strumento di scrittura più comune e diffuso nel mondo: la penna Bic. Laszló Jozsef Bíró ideò infatti la penna che porta il suo nome e che garantiva maggiore autonomia della penna stilografica, e soprattutto non dipendeva da frequenti operazioni di ricarica. La penna di Bíró trovò subito un acquirente nella Royal Air Force britannica. Le penne a inchiostro erano infatti inadatte per il volo perché spandevano facilmente, mentre le nuove penne a sfera – denominate dalla Raf Eterpen -erano ideali per le rapide annotazioni dei piloti. L’inventore ungherese non fu però in grado di raggiungere mercati più ampi, cosa che invece riuscì a Bich, grazie anche alle migliorie apportate tra le quali quella dell’involucro trasparente che consentiva di controllare in qualsiasi momento la quantità residua di inchiostro.

Piero Martin, Le 7 misure del mondo, Laterza (2021). Nella foto la targa in memoria della nascita di Marcel Bich (1914-1994), in corso Re Umberto 60 a Torino.

Suona familiare?

Ci sono buone ragioni per preoccuparsi che ciò a cui stiamo assistendo oggi possa essere una replica economica del 1914, l’anno che pose fine a quella che alcuni economisti chiamano la prima ondata di globalizzazione, una vasta espansione del commercio mondiale resa possibile da ferrovie, navi a vapore e cavi del telegrafo.
Nel suo libro del 1919, The Economic Consequences of the Peace, John Maynard Keynes – che in seguito ci insegnerà a comprendere le depressioni economiche – lamentava quella che vedeva, correttamente, come la fine di un’era, «uno straordinario episodio nel progresso economico dell’umanità». Alla vigilia della Prima guerra mondiale, scriveva, un abitante di Londra poteva facilmente ordinare «i diversi prodotti di ogni parte della Terra, nella quantità che riteneva opportuno, e ragionevolmente aspettarsene la tempestiva consegna a casa propria».
Ma non doveva durare, grazie ai «progetti e alle politiche del militarismo e dell’imperialismo, delle rivalità razziali e culturali». Suona familiare?

Paul Krugman, Will Putin Kill the Global Economy?, The New York Times (31/3/2022), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) John Maynard Keynes.

Non prima di allora mi occuperò di questi pinguini

Shack-enduranceOgni epoca di esplorazione fa il suo corso. «Quando Shackleton salpò per l’Antartide nel 1914, poteva ancora essere considerato un eroe. Quando tornò in Inghilterra nel 1917, non più», scrive Fergus Fleming nell’introduzione a “Sud”, il diario di Ernest Shackleton. «Il concetto di eroismo è evaporato nelle trincee della Prima guerra mondiale». Mentre Shackleton era disperso in Antartide, un membro della sua spedizione aveva mandato un cablogramma con una richiesta di aiuto. Winston Churchill aveva risposto: «Quando tutti i malati e i feriti saranno stati curati, quando tutte le loro case impoverite e distrutte saranno state restaurate, quando ogni ospedale strariperà di soldi & ogni raccolta di fondi per beneficenza sarà chiusa, allora e non prima di allora mi occuperò di questi pinguini».

Ben Taub, Thirty-six Thousand Feet Under the Sea, The New Yorker (10/5/2020), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Ernest Shackleton.