Primo, secondo, terzo fuoco

Le argomentazioni di Stephen J. Pyne a favore del Pirocene iniziano proprio dal fuoco stesso, di cui distingue tre tipi. Il “primo fuoco” è quello che non richiede alcun intervento umano. È antico quanto le colline, o forse ancora di più: le prime tracce di fuoco sulla Terra provengono dal carbon fossile, la cui datazione le fa risalire al periodo del Siluriano, quando le piante stavano appena iniziando ad abbarbicarsi sulle terre emerse. Il secondo fuoco, nello schema di Pyne, è il tipo a cui gli umani danno inizio, o quanto meno controllano. Non è chiaro quando, esattamente, gli ominidi abbiano imparato a manipolare il fuoco, ma la scoperta potrebbe risalire a 1,5 milioni di anni fa. Il controllo del fuoco è stato un progresso talmente significativo che, secondo Pyne, ha modificato il corso dell’evoluzione. La cottura dei cibi ha permesso ai nostri antenati di dedicare meno tempo alla digestione e più tempo alla cognizione. Tali sviluppi hanno, a loro volta, fatto sì che gli esseri umani non potessero più vivere senza fiamme.
Il primo e il secondo fuoco sono entrambi basati sulla stessa fonte di combustibile: piante viventi, o in vita fino a poco tempo prima di essere bruciate. Per gran parte della storia umana questo è stato il limite alle possibilità di combustione. Poi le persone hanno capito come accedere all’antica biomassa sotto forma di carbone, petrolio e gas naturale. La combustione dei combustibili fossili ha prodotto il terzo fuoco, che ha alterato l’atmosfera e, di conseguenza, il clima. “Il fuoco ha creato le condizioni per ulteriori fuochi”, ha scritto Pyne.

Elizabeth Kolbert, The Perverse Policies That Fuel Wildfires, The New Yorker (25/3/2024), traduzione L.V. Nella foto (stephenpyne.com) Stephen J. Pyne.

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