L’agghiacciante dualità del cancro

Magro ed esile, Charles Swanton sembra un atleta. Il suo corpo elastico, che mostra un’intensità nervosa, sembra avere fatto a meno di ogni eccesso, compresi i capelli sulla testa. Nei fondamentali studi che ha svolto negli ultimi dieci anni, Swanton ha seguito la crescita di cloni cellulari in tumori umani, man mano che questi ultimi proliferavano. Il cancro, per come lui lo concepisce, è una malattia dovuta alla competizione clonale. Quali cloni diventano dominanti via via che il cancro evolve? Grazie alle sue ricerche ha potuto offrire una descrizione granulare dell’evoluzione del cancro. Un tumore di un centimetro contiene qualcosa come cento milioni di cellule. “Queste cento milioni di cellule discendono tutte da una cellula, cioè sono imparentate tra loro in maniera clonale”, ha spiegato Swanton. “Ma appena un tumore comincia a svilupparsi, contiene già una miriade di cloni distinti”.
Questa è l’agghiacciante dualità del cancro: ogni singolo cancro proviene da una singola cellula, eppure ogni cancro contiene migliaia di cloni che evolvono nel tempo e nello spazio. Trattare o guarire un cancro richiede di affrontare questo incredibile livello di diversità genetica. È una guerra dei cloni. E la rilevanza clinica è evidente. I cloni che sviluppano mutazioni che conferiscono resistenza alle terapie antitumorali, sono quelli che prosperano e formano metastasi. “Non è sempre possibile stare al passo con tutti quei cloni”, ha osservato Swanton, sottolineando l’importanza di cercare di prevenire prima di tutto la formazione di tumori.

Siddhartha Mukherjee, All the Carcinogens We Cannot See, The New Yorker (18/12/2023), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, Duncan Hull, The Royal Society) Charles Swanton.

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