Mescolate secondo i bisogni e i ricordi

E tutta questa nomenclatura babelica s’impastava in un fondo idiomatico altrettanto babelico, cui concorrevano lingue diverse, mescolate secondo i bisogni e i ricordi, (il dialetto per le cose locali e brusche – aveva un lessico dialettale di ricchezza rara, pieno di voci cadute in disuso – , lo spagnolo per le cose generali e gentili – il Messico era stato lo scenario dei suoi anni più fortunati -, l’italiano per Ia retorica – era, in tutto, uomo dell’Ottocento – l’inglese – aveva visitato il Texas – per la pratica, il francese per lo scherzo) e ne veniva un discorso tutto tessuto d’intercalari che tornavano puntualmente in risposta a situazioni fisse, esorcizzando i moti dell’animo, un catalogo anch’esso, parallelo a quello della nomenclatura agricola – e a quell’altro non di parole ma di zufolii, pispoli, trilli, zirli, chiù, che era dato dalla sua bravura ad imitare i versi degli uccelli, sia col semplice atteggiare delle labbra, sia aiutandosi con le mani disposte in modo adatto attorno alla bocca, sia mediante fischietti e macchinette, a fiato o a molla, di cui portava nella cacciatora un vario assortimento.

Italo Calvino, La strada di San Giovanni, Mondadori (2022). Nella foto (Wikipedia) Mario Calvino con il figlio Italo e la moglie Eva Mameli.

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