Potete crederci?

Per Putin l’indipendenza dell’Ucraina è stata in definitiva un fatto imperdonabile. La sua “denazificazione” ha avuto come conseguenza la “degiudaizzazione” di una città dalle profonde radici ebraiche.
“Mio nonno ha lasciato Norimberga per la Palestina per sopravvivere ai nazisti”, ha detto il rabbino Avraham Wolff. “Ora porto i bambini ebrei in Germania per salvarli dalla Russia! Potete crederci?”.
All’epoca ventiduenne, il rabbino Wolff arrivò a Odessa da Israele all’inizio degli anni Novanta per far rivivere l’ebraismo in un’Ucraina post-sovietica e indipendente. In qualità di rabbino capo della città e dell’Ucraina meridionale, ha supervisionato la costruzione di asili, scuole, orfanotrofi e di un’università ebraici, fino a quando, quest’anno, il suo lavoro ha iniziato a disfarsi.
Negli ultimi cinque mesi sono partiti più di 20.000 ebrei, almeno metà della comunità, molti per la Germania, l’Austria, la Romania e la Moldova. Il Museo dell’Olocausto è chiuso. Il Museo Ebraico è chiuso. Degli autobus hanno trasportato 120 bambini da un orfanotrofio a un hotel di Berlino, insieme a 180 madri e bambini i cui mariti e padri erano andati al fronte. Le donne e i bambini sono assistiti direttamente dal rabbino Wolff.
Il rabbino è furente. Negli ultimi tre decenni, per gli ebrei Odessa è stato il posto migliore in cui vivere dopo Israele. Poi arriva il signor Putin e dice che vuole liberarci dai nazisti! E inizia a distruggere ciò che abbiamo realizzato! Per favore, signor Putin, non ci liberi, ci lasci vivere!

Roger Cohen, Odesa Is Defiant. It’s Also Putin’s Ultimate Target, The New York Times (19/8/22), traduzione L.V. Nella foto (Ukranian Jewish Encounters) il rabbino capo di Odessa Avraham Wolff.

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