Com’è per un pipistrello essere un pipistrello

La versione più famosa di questa domanda si trova nel saggio “What it is like to be a bat?”, pubblicato nel 1974 dal filosofo Thomas Nagel. I pipistrelli sono sufficientemente imparentati con gli esseri umani, aveva osservato Nagel, perché noi li riteniamo capaci di ciò che chiameremmo esperienza. Ma come possiamo entrare nelle loro testoline pelose? La difficoltà non sta solo nel fatto che non possono parlare. È che il loro Umwelt ci è completamente estraneo.
Si potrebbe provare a immaginare, aveva scritto Nagel, “di avere una vista molto scarsa e di percepire il mondo circostante tramite un sistema di segnali sonori riflessi ad alta frequenza”, o di “avere del tessuto attaccato alle braccia, che ci consente di svolazzare all’alba e al tramonto per acchiappare insetti con la bocca”. Ma questo non ci aiuterebbe molto.
“Ma se io voglio sapere com’è per un pipistrello essere un pipistrello”, aveva provato a insistere Nagel, “appena provo a immaginarlo, mi ritrovo limitato dalle risorse della mia mente, che sono inadeguate”. La domanda “Com’è essere un pipistrello?”, aveva concluso, è una domanda a cui le persone non potranno mai rispondere perché va “oltre la nostra capacità di pensare e immaginare”.

Elizabeth Kolbert, The Strange and Secret Ways That Animals Perceive the World, The New Yorker (13/6/22), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) Thomas Nagel.

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