Significano rispettosamente Caciolo e Caciola

E forse questo libro servirà a vivificare per alcuni momenti l’affetto dei nostri tardi nipoti. Quando sfogliandolo e rileggendolo ci troveranno le nostre sembianze e impareranno a chiamarci non col freddo nome registrato nei documenti notarili, ma col nome abbreviato e ingentilito della consuetudine domestica, noi appariremo loro meno lontani e meno solenni di quanto appaiano a noi i nostri maggiori. Chi vedrà una nonna venerabile in quella mia Linot che scrisse la prima volta con innata mano il suo nome il 1 Novembre 1886? E la sua mamma le reggeva e le guidava la mano che di per sé non avrebbe saputo tracciare segni leggibili – Linot!? Domanderanno, chi è questo nome? E non si chiama Paolina dal nome di mia madre e di Paolina si fece Lina e di Lina le sue sorelle fecero Linot, anzi un anno che avevano preso il vezzo di trasportare le sillabe di ogni parola, di Linot ne fecero Tolin, poi Tulin che si corruppe in Tumin e Tuma che in dialetto piemontese (lo parlerete ancora voi fra 150 anni) significano rispettosamente Caciolo e Caciola.

Giuseppe Giacosa, citato da Andrea Carandini in L’ultimo della classe, Rizzoli (2021). Nella foto (comune di Colleretto Giacosa) Giuseppe Giacosa con la moglie Maria, le tre figlie Bianca, Piera e Paola della Linot, e la nipotina Elena figlia del fratello Piero.

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