La dea della frenesia e della rabbia

Per gli esseri umani il virus più letale tra quelli trasmessi dai pipistrelli è quello della rabbia. Il virus è oggi un membro riconosciuto del gruppo eterogeneo dei lyssavirus, quasi tutti associati ai pipistrelli (il nome viene da Lyssa, la dea greca della frenesia e della rabbia). Noi esseri umani conosciamo la rabbia almeno dai tempi di Democrito, nel V secolo a.C. L’abbiamo osservata nei nostri cani, a volte impazziti come Zanna Gialla, e occasionalmente in qualche persona che sfortunatamente è stata morsa. Il tasso di mortalità della rabbia, in assenza di una vaccinazione immediatamente dopo l’esposizione, è di quasi il 100% e la malattia uccide ancora oggi decine di migliaia di persone ogni anno.
Ma qual’è l’origine del virus della rabbia? Com’è penetrato inizialmente nel corpo dei cani o dei procioni o delle puzzole o degli altri carnivori, dalla cui saliva può poi sgocciolare all’interno di una ferita da morso? Il primo indizio che è poi servito a chiarire il mistero risale al 1911 quando Antonio Carini, uno scienziato italiano in Brasile, segnalò la presenza del virus nei pipistrelli. Carini aveva anche notato la stranezza che il virus non sembrava far ammalare questi animali. Ciò suggeriva che la relazione tra i pipistrelli e il virus fosse di lunga durata e che forse i due avessero raggiunto un adattamento reciproco: un habitat sicuro per il virus e nessun sintomo per l’ospite.

David Quammen, The Virus, the Bats and Us, The New York Times (11/12/2020), traduzione L.V. Nella foto (Museo per la storia dell’Università di Pavia) Antonio Carini.

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