Spazzatura balistica al galoppo attorno al pianeta

Nei quattordici miliardi di anni tra il Big bang e l’autunno del 1957, lo spazio era immacolato. Poi vennero gli oggetti n. 1 e 2 del catalogo NORAD: lo Sputnik 1 – una sfera lucida in lega di alluminio con quattro lunghe antenne – e il razzo che l’Unione Sovietica aveva usato per lanciarlo, inaugurando così l’era spaziale. Lo Sputnik fece il giro del pianeta in un’orbita ellittica, ma a un’altitudine talmente bassa che l’attrito con l’atmosfera lo fece precipitare nel giro di tre mesi. L’anno successivo la NASA lanciò più lontano nello spazio l’oggetto n. 4, il Vanguard 1, ma poi perse il contatto. Alla deriva dal 1964, gira ancora attorno al pianeta. Al culmine della Guerra fredda, lo Sputnik e il Vanguard furono gli emblemi trionfanti di un futuro audace. Oggi sono simboli di spazzatura.
Dal 1957 l’umanità ha messo in orbita quasi diecimila satelliti. Ne sopravvivono 2700, gli altri sono tutti defunti o distrutti. Sebbene collettivamente siano costati miliardi di dollari, la concezione con cui furono lanciati era che fosse più economico abbandonarli che continuare a mantenerli. Alcuni, come lo Sputnik, sono bruciati. Migliaia di altri, come il Vanguard, rimarranno in orbita per decenni o per secoli, spazzatura balistica al galoppo attorno al pianeta: un pericolo sia per gli astronauti sia per i veicoli spaziali senza equipaggio.

Raffi Khatchadourian, The elusive peril of space junk, The New Yorker (21/9/2020), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia, NASA) il satellite Sputnik 1.

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