Le catene del freddo presentano un dilemma difficile da risolvere: hanno enormi costi ecologici sia quando sono assenti sia quando sono presenti. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha stimato che, se lo spreco alimentare globale fosse cumulato in un unico Paese, le emissioni di gas serra di tale Paese sarebbero le terze al mondo, subito dopo quelle della Cina e degli Stati Uniti. D’altra parte i refrigeranti chimici e l’energia da combustibili fossili utilizzati per raffreddare rappresentano già oltre il sette per cento delle emissioni globali, solo l’uno per cento in meno rispetto a quelle delle perdite alimentari.
Nicola Twilley, Africa’s Cold Rush and the Promise of Refrigeration, The New Yorker (15/8/22), traduzione L.V. Nella foto (Wikipedia) un frigorifero della General Electric del 1927.