Nella scienza è imperativo dubitare: per il progresso della scienza è assolutamente necessario che l’incertezza sia una parte fondamentale della natura interiore di ciascuno di noi. Dobbiamo rimanere modesti e ammettere che non sappiamo se vogliamo progredire nella comprensione.
Nulla è certo o dimostrato oltre ogni dubbio. Si indaga per curiosità, perché non si sa e non perché si conosce la risposta. E via via che crescono le informazioni scientifiche, non è che stiamo scoprendo la verità: stiamo solo scoprendo che questo o quello è più o meno probabile.
In altre parole, se indaghiamo ulteriormente troviamo che la scienza non stabilisce mai ciò che è vero e ciò che non è vero: stabilisce piuttosto ciò che è conosciuto con diversi gradi di incertezza. Ed è su una scala graduata fra il falso e il vero assoluto, mai però su uno dei due estremi, che si colloca ogni concetto della scienza.
In Richard Feynman, “The pleasure of finding things out” (Basic Books, Revised ed., 2005). Io l’ho letto in “Richard Feynman on Science vs. Religion and Why Uncertainty Is Central to Morality” di Maria Popova. Il libro di Feynman è pubblicato in italiano col titolo “Il piacere di scoprire le cose” (Adelphi 2002).